Dobbiaco in Val Pusteria

Dobbiaco - Vista dall'alto
Dobbiaco – Vista dall’alto
Dobbiaco - Vista sul paese
Dobbiaco – Vista sul paese
Dobbiaco - Vista sulle Tre Cime di Lavaredo
Dobbiaco – Vista sulle Tre Cime di Lavaredo

Dobbiaco (Toblach in tedesco originale IPA: /ˈtoːblax//) è un comune italiano di 3 351 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige; è un “comune delle Tre Cime”, assieme ai comuni di Auronzo di Cadore, Sesto, San Candido. Fino al termine della prima guerra mondiale le autorità militari italiane si riferivano al paese con il nome di Toblacco. In precedenza era conosciuto anche come Doblaco.

Anche detta la “porta sulle Dolomiti” (Tor zu den Dolomiten), si trova a 1256 m sopra il livello del mare, in val Pusteria, la cosiddetta “valle verde”, protetto a sud dalle pareti rocciose delle Dolomiti (Cima Nove, Monte Serla) mentre dall’altro lato troviamo la catena delle Alpi dei Tauri occidentali (Cornetto di Confine, Corno di Fana) e delle Alpi Carniche, le quali vanno a formare la sella di Dobbiaco.

Dobbiaco giace in una posizione strategica, essendo situata sull’incrocio tra le più importanti vie di comunicazione che portano da Venezia fino alla Baviera e dalla Valle dell’Adige alla Valle della Drava.

Dobbiaco è divisa in due parti dallo spartiacque alpino della sella di Dobbiaco ed è inoltre bagnata dal fiume Drava: questo nasce a est del paese e, pur essendo ancora, a poca distanza dalla sorgente, un modesto rigagnolo, ha la particolarità di confluire nel Danubio, il corso d’acqua più lungo il cui bacino sia compreso (sia pure per un piccolo tratto) nel territorio della Repubblica Italiana. Occupando anche un territorio al di là dello spartiacque, Dobbiaco, benché politicamente italiana, si trova in parte al di là del territorio della regione geografica italiana che di norma è interamente compreso nel bacino del Mediterraneo (la Drava e il Danubio appartengono invece al bacino del mar Nero).

Altro fiume importante, che scorre ai piedi del paese, è la Rienza, che nasce ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo e, passando per il lago di Dobbiaco, si accinge a percorrere tutta la val Pusteria fino a Bressanone, per sfociare quindi nell’Isarco, che a sua volta confluisce nell’Adige. Questo fiume appartiene perciò al bacino del mare Adriatico. Il paese è suddiviso in due zone denominate “Dobbiaco Vecchia” (Alt-Toblach), che si trova in posizione maggiormente elevata (1.256 m s.l.m.) e precisamente all’interno della valle San Silvestro (l’omonimo rio è un affluente della Rienza) e “Dobbiaco Nuova” (Neu-Toblach), sorta agli inizi del Novecento in prossimità della stazione ferroviaria e costituita proprio a cavallo della sella. Le due zone sono nettamente separate dal transito della statale della Pusteria. Il territorio comunale ha una superficie complessiva di 126,33 km², di cui 11,5 km² sono occupati da insediamenti abitativi.

Sotto l’aspetto geologico, il paese di Dobbiaco si trova sulla Linea Pusterese che costituisce il confine tra le Alpi Centro-orientali e quelle Sud-orientali. Questa linea comincia a Mules (Alta Valle Isarco), passa al di sopra del lato settentrionale della Bassa Pusteria fino a Brunico, prosegue a nord del centro della valle, attraversa il lato esterno della valle di Anterselva, continua in valle di Casies, e da qui attraverso la località Franadega (Frondeigen), Candelle (Kandellen) e quindi Prato alla Drava. Alcune aree del territorio comunale di Dobbiaco sono comprese nel parco naturale Tre Cime e nel parco naturale Fanes – Sennes – Braies.

Nonostante il paesaggio locale sembra essere sempre dominato da agricoltura e dalle foreste (dell’area catastale, il 43% è sfruttato dall’economia rurale e il 41% da quella forestale), negli ultimi anni questi valori sono in discesa; pur rimanendo importanti settori nel primario l’allevamento di bestiame (bovini per lo più, ma anche ovini e pollame) e l’agricoltura (molto famosa è la patata pusterese), il turismo negli ultimi anni è esploso.

Importante è anche l’industria forestale (selvicoltura), in cui nel territorio di Dobbiaco esistono circa 5000 ettari boschivi di cui più della metà sono boschi privati.

Dobbiaco vanta una tradizione secolare in campo turistico. Fin dall’inizio del XIX secolo, mediante carrozza o a piedi, arrivarono i primi turisti. Nel 1823 venne costruita la strada tra Dobbiaco e Cortina che ha agevolato il flusso turistico. Nel 1861 Josiah Gilbert e G.C. Churchill soggiornarono a Landro. Nel 1871 anche grazie all’entrata in servizio della ferrovia della Val Pusteria il turismo aumentò nuovamente, fino a portare nel 1877 in zona uno dei pionieri delle scalate dolomitiche, Paul Grohmann.

Grazie a questo inizio, Dobbiaco offre un’importante varietà di offerte vacanziere. La favorevole posizione geografica, la vicinanza alle vette più famose delle Dolomiti (tra cui le rinomate Tre Cime di Lavaredo), il clima e le molteplici attività culturali e sportive, sono alcuni dei motivi che hanno reso il paese una tra le tante località note dell’Alto Adige. Un interessante panorama artistico e naturale si spalanca davanti al visitatore: cappelle, antichi masi, sentieri presso prati coltivati e non, specchi d’acqua, boschi ombrosi ed estesi parchi naturali, i quali sono ricchi di flora e di fauna.

Di Dobbiaco si parlò in tutto il mondo in seguito al soggiorno di tre settimane del principe ereditario di Germania Federico Guglielmo (divenuto in seguito l’imperatore Federico III di Germania) e della sua famiglia nel 1887, quando era già colpito dalla malattia. Questa data è stata da molti vista come quella dell’inizio del turismo nel paese.

Negli anni successivi si iniziarono a costruire i primi alberghi di Dobbiaco; negli anni settanta dell’Ottocento la famiglia Baur eresse in Val di Landro il Grand Hotel Baur, nel 1890 venne inaugurato l’Hotel Germania, e in seguito, nel 1893 il Seehotel, nel 1900 l’Hotel Union e nel 1902 l’Hotel Bellevue. In località Carbonin si costruì invece l’Hotel Schluderbach e poco più in là l’Hotel Sigmundsbrunn. Tutti questi primi alberghi erano dotati di ogni comfort dell’epoca, e quindi avevano prezzi particolarmente elevati.

Data la sua importanza come centro turistico, il paese offre una capacità ricettiva in alberghi e camping di circa 5.828 posti letto, triplicando nelle alte stagioni turistiche la sua popolazione. Durante l’anno turistico sono registrate più di 500.000 presenze, di cui il 75% di nazionalità italiana.

Dobbiaco. (28 marzo 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 31 marzo 2021, 08:37 da it.wikipedia.org

Immagine | Foto-Webcam.eu

Rifugio Palafavera – Val di Zoldo

Rifugio Palafavera - Val di Zoldo
Rifugio Palafavera – Val di Zoldo – Vista sulle piste
Rifugio Palafavera - Val di Zoldo
Rifugio Palafavera – Val di Zoldo – Vista sul Monte Civetta

Palafavera è una piana di origine alluvionale nella parte alta della val di Zoldo, si è creata con il riempimento alluvionale di un lago formatosi da una frana scesa dalle pendici del monte Pelmo, come si vede ancora oggi maggior parte della località è paludosa, mentre il versante ad est è ghiaione sceso dalle pendici del monte Pelmo. La frana che formò il lago si staccò in parte anche dalle rocce del monte Pelmetto da dove oggi si può ammirare le orme di dinosauro su un masso rimasto nella zona del distacco. Il torrente che attraversa la piana è il Canedo, piccolo affluente del torrente Maè il quale è il principale corso d’acqua della valle di Zoldo. Palafavera è situata a metà tra i monti Pelmo e Civetta, monti che appartengono al patrimonio dell’Unesco per la sua bellezza e la sua roccia dolomitica detta dolomia. Come tutte le Dolomiti sono montagne ricche di fossili generati milioni di anni fa. Ora è anche una località turistica estiva ed invernale, è il cuore del comprensorio sciistico del Civetta, comprensorio che prende il nome dal monte stesso in quanto abbraccia nella parte nord detto monte.

Palafavera. (1 settembre 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 24 marzo 2021, 09:04 da it.wikipedia.org

Immagini | Camping Palafavera e RifugioPalafavera

Isole Faroer (Fær Øer, Isole Faroe o Feringie)

Kirkja
Isole Faroer – Kirkja
Gjógv, Tjørnuvík, Saksun
Gjógv, Tjørnuvík, Saksun
Hósvík, Selatrað, Sundið
Hósvík, Selatrað, Sundið
Borðan
Borðan
Mykines
Mykines
Suðuroy
Suðuroy
Suðuroy
Suðuroy

Le Isole Faroer (Fær Øer, in italiano anche: Isole Faroe o Feringie; in faroese: Føroyar; e in danese: Færøerne) sono le 18 isole che formano un arcipelago situato al largo delle coste settentrionali dell’Europa, tra il Mare di Norvegia e il nord dell’Oceano Atlantico, in mezzo tra l’Islanda e la Scozia.

Le isole sono una Nazione costitutiva del Regno di Danimarca e del Folketing, ovvero il Parlamento danese, che comprende anche Danimarca e Groenlandia. Hanno ottenuto l’autonomia nel 1948 e nel corso degli anni hanno acquisito il controllo su quasi tutte le questioni di politica interna, ma non la difesa e gli affari esteri. Con l’eccezione di una piccola forza di polizia e guardia costiera, non hanno una forza militare organizzata, che rimane responsabilità della Danimarca.

Le Fær Øer hanno legami tradizionali con l’Islanda, le Shetland e le Orcadi, le Ebridi e la Groenlandia. L’arcipelago si separò politicamente dalla Norvegia nel 1815. Le Fær Øer hanno due rappresentanti nel Consiglio nordico (il forum di cooperazione dei governi dei Paesi nordici). Con l’Islanda, l’Irlanda e il Regno Unito, le Fær Øer si contendono l’isolotto di Rockall.

Le Fær Øer sono un arcipelago formato da 18 isole, al largo delle coste settentrionali dell’Europa, tra il Mare di Norvegia e il nord dell’oceano Atlantico, a metà strada tra l’Islanda e la Norvegia. Le loro coordinate sono 62°00′N 6°47′W, hanno una superficie di 1399 km², e non presentano grandi laghi o fiumi. La linea costiera si estende per 1117 km, è contornata in molti punti da scogliere e ovviamente non ha confini di terra con alcun paese. Le isole sono scoscese e rocciose, con pochi picchi. Il punto più alto è il Slættaratindur, 882 metri sopra il livello del mare. La sola isola disabitata è Lítla Dímun.

Le 18 isole di cui si diceva sopra sono Fugloy, Svínoy, Borðoy, Viðoy, Kunoy, Kalsoy, Eysturoy, Streymoy, Vágar, Mykines, Hestur, Koltur, Nólsoy, Sandoy, Skúvoy, Stóra Dímun, Lítla Dímun e Suðuroy.

Secondo la classificazione dei climi di Köppen, le Fær Øer hanno un clima oceanico subpolare. Tuttavia, è fortemente rilevante l’influenza riscaldante esercitata qui dall’Oceano Atlantico, e in particolare dalla corrente nord-atlantica. Questo, unito al continuo transito di perturbazioni provenienti da nord-ovest, garantisce inverni miti (con la temperatura media compresa tra i 3 °C e i 4 °C) ed estati fresche (temperatura media tra 9,5 °C e 10,5 °C).

Le isole spesso sono battute dal vento e avvolte nella nebbia. Hanno inoltre un cielo quasi sempre coperto, tanto che in media si registrano 260 giorni all’anno con precipitazioni e che i giorni soleggiati risultano più rari di quelli nuvolosi. Le isole si trovano proprio lungo il percorso di depressioni in movimento verso nord-est, e questo significa che si possono avere forti venti e pesanti piogge in ogni periodo dell’anno.

Il 5 settembre 1966 le Fær Øer furono colpite dall’uragano Faith, con venti che superarono i 160 km/h. Poco dopo aver colpito la capitale Tórshavn, esso fu declassato a “tempesta extratropicale”.

La registrazione dei dati meteorologici nelle Fær Øer prese avvio nel 1867.

Sull’isola Vágar è attivo l’omonimo aeroporto, da cui partono voli per diverse destinazioni in Danimarca e in Europa, mentre dal porto di Tórshavn ci sono collegamenti regolari con nave-traghetto per Norvegia e Danimarca.

A causa del territorio roccioso e scosceso delle Fær Øer, per lungo tempo il suo sistema di trasporti non è stato tanto esteso quanto quello di altri Paesi. Questa situazione è cambiata, e oggi le infrastrutture sono state sviluppate estensivamente. Circa l’80% della popolazione nelle isole è connessa da tunnel che passano al di sotto delle acque, da ponti e da argini che collegano le tre isole più grandi nel nord-est, mentre le altre due maggiori isole a sud sono connesse alla concentrazione urbana settentrionale con moderni e veloci traghetti.

In particolare il tunnel Norðoyatunnilin, lungo 6300 metri sotto lo stretto del Leirvíksfjørður, che collega la città di Klaksvík sull’isola di Borðoy con la città di Leirvík sull’isola di Eysturoy ha velocizzato i collegamenti all’interno delle isole.

Ci sono buone strade che collegano ogni villaggio nelle isole, eccetto sette piccole isole dove sorge un solo villaggio che sono comunque collegate con navette che le raggiungono almeno due volte al giorno. A oggi altri tunnel sono in progettazione per migliorare ulteriormente un già ottimo ed efficiente sistema stradale.

Fær Øer. (5 gennaio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 12 marzo 2021, 11:15 da it.wikipedia.org

Immagini Isole Faroer | Thor, Vedrid.fo