Rifugio Barba-Ferrero sul Monte Rosa

Rifugio Barba-Ferrero
Rifugio Barba-Ferrero

Il Rifugio Barba-Ferrero a 2247 m è uno dei rifugi situati all’interno del Parco Naturale dell’alta Valsesia, più precisamente sotto la Parete Valsesiana del Monte Rosa, di cui offre un ottimo punto di osservazione.

Accesso
Sono presenti 3 itinerari per raggiungerlo; due di questi sono larghi e comodi sentieri escursionistici, il terzo è più ripido e meno frequentato. Dal rifugio si possono effettuare moltissime ascensioni, e anche raggiungere 2 bivacchi a notevole altitudine: la Capanna Guglielmina e la Capanna Resegotti Inoltre attraverso il Passo del Turlo si può scendere a Macugnaga.

Il panorama oltre che sul Rosa è vasto sulla valle sottostante si vedono chiaramente Monte Tagliaferro, Corno Bianco, Punta Grober, Cima Carnera e molte altre vette.

Rifugio Barba-Ferrero. (15 luglio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 3 settembre 2021, 08:02 da it.wikipedia.orgLa parete valsesiana del Monte Rosa è in un insieme di pareti più o meno omogenee, generalmente esposte a sud-est e dall’aspetto abbastanza articolato, che costituiscono, assieme alla parete est del Monte Rosa il versante piemontese del gruppo, contrapposto a quello sud-occidentale valdostano e a quello nord svizzero. Possiede un’immagine di grande imponenza soprattutto se ammirata dalla testata della Valsesia, nei pressi del rifugio Pastore 1575 m.

Se si prende come punto più basso la fine del crestone che scende dalla punta Parrot, a 2786 metri, il suo sviluppo in altezza misura 1.773 metri, quello in larghezza supera i 4 chilometri e mezzo e comprende un vasto semicerchio di cime di cui le più importanti sono:

La prima via sulla parete avvenne ad opera di Adolphus Warburton Moore (lo stesso che aprì nel 1865 la via dello sperone Moore alla Brenva sul Monte Bianco), con H.B.George, C.Almer e M.Zumtaugwald l’11 luglio 1862, lungo la cresta est della Punta Parrot, itinerario detto via degli inglesi. Essi però non raggiunsero la vetta ma sbucarono nelle vicinanze del colle Sesia.

Nel 1867 viene scalata la inviolata Punta Tre Amici di 3727 metri, da Giuseppe Farinetti, Antonio Grober e Giovanni Prato. Durante la discesa Giuseppe Farinetti cade in un crepaccio, ma viene tratto in salvo dai suoi compagni. In seguito all’episodio il nome scelto per la punta fu: Punta Tre Amici.

Nel 1876 il senatore Costantino Perazzi prende parte alla prima ascensione della parete est della Punta Parrot. Il senatore è coinvolto in una caduta quasi mortale e viene salvato da Giovanni Guglielmina, che per questo gesto riceverà la medaglia d’oro al valor civile da Quintino Sella, l’allora ministro delle finanze del Regno d’Italia.

Nel 1896 e nel 1898 tre grandi imprese dei fratelli Gugliermina che su questo versante aprono alcune tra le loro vie più celebri; la prima, con Mattias Zubriggen e Lanti al colle Vincent per il versante est (D). Quindi, nel 1898 la salita nel cuore della parete valsesiana al colle che i fratelli vollero dedicare alla loro celebre guida (il colle Zubriggen m.4272, difficoltà D; salita molto pericolosa per il pericolo continuo di caduta sassi). Infine, il 16-17 agosto 1898, Giuseppe Battista Gugliermina, fratello minore di Giuseppe Francesco, sale assieme a Natale Schiavi e a Nicola Motta, il Colle Sesia, bivaccando prima in cima alle Rocce Sesia e rimontando poi le rocce dello sperone che fiancheggia il maestoso canale (D).

Il 18 luglio 1906 Giuseppe Gugliermina, Ettore Canzio e Giuseppe Lampugnani aprono una nuova via sul crestone sud-est della Punta Parrot, itinerario che viene chiamato la via degli italiani. Sempre nel 1906, il 31 agosto, Guglielmo Guglielminetti, Alessandro Orio, Fabio De Zinis e Giuseppe Chiara aprono la prima via sulla parete sud-est della Punta Gnifetti.

Il 24 agosto 1926 Giuseppe Chiara con Luisa e Maria Antonietta Resegotti salgono per la prima volta la parete est della Punta Giordani. L’itinerario è complesso e attraversa più volte il canalone centrale della parete, sottoposto spesso alle scariche di pietre.

Il 14 luglio 1940 il tenente Renato Willien e i soldati Damiano Arnod e Pierino Brunodet aprono una seconda via sulla parete est della Punta Giordani, detta via degli Alpini. L’itinerario è più diretto rispetto alla via Chiara-Resegotti ma è molto pericoloso per la continua caduta di pietre. Della via si conosce una sola ripetizione nel 1982, 42 anni dopo l’apertura, ad opera di Nadir Crestani and Alfio Rinaldo.

Sempre nel 1940 vengono aperte altre due nuove vie sulla parete sud della Punta Parrot, facente anch’essa parte della parete valsesiana del Monte Rosa. La prima viene salita il 14 agosto da Giulio della Giulia, Francesco Barchietto, Carlo Giossani e Giovanni Antonioli. La seconda, denominata via degli Alpini è aperta il 5 settembre dal tenente Arnaldo Adami e dai caporali Ferdinando Gaspard e Abele Passion.

Parete valsesiana del Monte Rosa. (20 luglio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 3 settembre 2021, 08:06 da it.wikipedia.org

Immagine | Scenari Digitali

Rifugio Zamboni Zappa – Vista sul Monte Rosa

Rifugio Zamboni Zappa  - Vista sul Monte Rosa
Rifugio Zamboni Zappa – Vista sul Monte Rosa

Il rifugio Zamboni-Zappa è un rifugio situato nel comune di Macugnaga (VB), in valle Anzasca, nelle Alpi Pennine, a 2070 m s.l.m.

Il rifugio Zamboni fu costruito nel 1925 dalla SEM (Società Escursionisti Milanesi), si trattava di un piccolo edificio al quale, per soddisfare la crescente affluenza di alpinisti ed escursionisti, fu accostato nel 1954 il rifugio Zappa. Il risultato fu l’attuale rifugio dedicato a Rodolfo Zamboni e Mario Zappa.

Il rifugio dispone di 74 posti letto. 31 nel locale invernale.

La struttura estiva dispone di 72 posti letto, disposti su due piani. Il pernottamento è in camerette da 4 o da 6 posti con lavandino in camera. Doccia calda e servizi al piano.

Dalla frazione Pecetto di Macugnaga, passando per l’alpe Burki e il rifugio Cai Saronno, si raggiunge la stazione terminale della seggiovia in località Belvedere (m. 1914, 2 ore); da qui, costeggiando l’imponente apparato morenico del ghiacciaio del Belvedere, si raggiunge l’alpe Pedriola e il rifugio (45 min.). Oppure prima dell’alpe Burki (dove finisce il primo tratto della seggiovia) si attraversa il torrente a sinistra su guado in pietra e si sale verso l’alpe Rosareccio e successivamente ai piani alti di Rosareccio (il percorso è ben segnalato con tratti di vernice giallorossi). A destra del vecchio impianto di risalita abbandonato si diparte il sentiero che con un percorso molto facile e panoramico conduce al rifugio (2 ore circa).

Rifugio Zamboni-Zappa. (5 giugno 2016). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 30 novembre 2016, 11:19 da it.wikipedia.org

Immagine | Sito del Rifugio

Lago delle Fate – Quarazza

Lago delle Fate - Quarazza
Lago delle Fate – Quarazza

Quarazza (Kratz in tedesco e walser) è una piccola frazione del comune di Macugnaga, situata nella omonima Val Quarazza, laterale della Valle Anzasca che si chiude al Passo del Turlo, dal quale si discende ad Alagna Valsesia, e deriva il suo nome dal toponimo “Kratzertal”, la valle dell’Orso, in lingua walser.

La frazione sorge sulle rive dell’omonima diga artificiale, detto “Lago delle Fate”, un laghetto alpino di un colore blu e verde scintillante, costruito tra gli anni 1948 e 1952 e che sommerse nelle acque la quasi totalità dell’antico abitato, sbarrando il corso del torrente Quarazza.

Attualmente a Quarazza sorgono poche baite, due strutture turistico-ricettive ed una Cappella dedicata San Niklaus/San Nicola (1950), che ha sostituito, inglobando alcune parti originarie, la vecchia chiesetta anch’essa sommersa dalle acque della diga.

A circa venti minuti di cammino a piedi dall’imbocco della valle, sorge Crocette / Zemarval, detta anche “Città morta”, antico insediamento di minatori che lavoravano le vicine miniere. Si tratta di un villaggio con costruzioni in muratura, completamente abbandonato, eccetto per alcune strutture ancora integre e la presenza dell’Accantonamento del Club Alpino Italiano della Sez. di Piedimulera “Fratelli Pirazzi”.

Proseguendo lungo la Val Quarazza si incontrano numerosi alpeggi, alcuni dei quali ancor oggi utilizzati dagli alpigiani per la qualità delle erbe che forniscono latte e formaggio d’eccellenza e per la purezza delle sorgenti: l’Alpe Prelobia, l’Alpe Caspisana, La Pissa, La Piana e l’Alpe Quarazzola, dalla quale, valicando la montagna, si scende a Carcoforo, centro dell’alta Valsesia. Presso l’alpeggio della Pissa, si trova una cascata a strapiombo di grandissimo impatto scenico.

La valle raggiunge quindi il Bivacco Emiliano Lanti ed infine il Passo del Turlo, dal quale si ammira il Corno di Faller e da cui si può scendere ad Alagna Valsesia.

Quarazza. (25 maggio 2016). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 13 ottobre 2016, 10:47 da it.wikipedia.org

Immagine Quarazza Lago delle Fate | MeteoLiveVco