Colle Bettaforca

Colle Bettaforca
Colle Bettaforca

Il Colle Bettaforca (Bättfòrkò in Titsch – pron. AFI: [bɛtfɔʁko]) (2.672 m s.l.m.) è un valico alpino nelle Alpi Pennine che unisce la Valle del Lys con la Val d’Ayas nella Valle d’Aosta.

Toponimia
Il toponimo Bettaforca altro non è che l’italianizzazione del termine Bättforko, che significa Colle di Bätt nel dialetto titsch di Gressoney-La-Trinité. Di conseguenza, la dicitura Colle Bettaforca è in realtà una ripetizione.

Caratteristiche
Dal punto di vista orografico il colle separa il Massiccio del Monte Rosa (a nord) dai Contrafforti valdostani del Monte Rosa (a sud).

Storicamente è stata un’importante via di comunicazione. Si discute se i Walser nel XIII secolo siano arrivati nella valle del Lys tramite il Colle del Lys oppure attraverso la strada più lunga ma più facile del colle del Teodulo, colle superiore delle Cime Bianche e colle Bettaforca.

Il colle è raggiunto da impianti a fune sia partendo da Stafal, frazione di Gressoney-La-Trinité e sia da Champoluc, frazione di Ayas. Si inserisce così nel grande comprensorio sciistico Monterosa Ski.

Costituisce il punto di partenza per accedere al Rifugio Quintino Sella al Felik. Si trova inoltre lungo il tragitto del Tour del Monte Rosa ed è transitabile attraverso una strada sterrata militare, normalmente chiusa alla circolazione stradale.

Colle Bettaforca. (15 agosto 2023). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 26 ottobre 2023, 15:41 da it.wikipedia.org

Immagine | Monterosa Ski

Rifugio Barba-Ferrero sul Monte Rosa

Rifugio Barba-Ferrero
Rifugio Barba-Ferrero

Il Rifugio Barba-Ferrero a 2247 m è uno dei rifugi situati all’interno del Parco Naturale dell’alta Valsesia, più precisamente sotto la Parete Valsesiana del Monte Rosa, di cui offre un ottimo punto di osservazione.

Accesso
Sono presenti 3 itinerari per raggiungerlo; due di questi sono larghi e comodi sentieri escursionistici, il terzo è più ripido e meno frequentato. Dal rifugio si possono effettuare moltissime ascensioni, e anche raggiungere 2 bivacchi a notevole altitudine: la Capanna Guglielmina e la Capanna Resegotti Inoltre attraverso il Passo del Turlo si può scendere a Macugnaga.

Il panorama oltre che sul Rosa è vasto sulla valle sottostante si vedono chiaramente Monte Tagliaferro, Corno Bianco, Punta Grober, Cima Carnera e molte altre vette.

Rifugio Barba-Ferrero. (15 luglio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 3 settembre 2021, 08:02 da it.wikipedia.orgLa parete valsesiana del Monte Rosa è in un insieme di pareti più o meno omogenee, generalmente esposte a sud-est e dall’aspetto abbastanza articolato, che costituiscono, assieme alla parete est del Monte Rosa il versante piemontese del gruppo, contrapposto a quello sud-occidentale valdostano e a quello nord svizzero. Possiede un’immagine di grande imponenza soprattutto se ammirata dalla testata della Valsesia, nei pressi del rifugio Pastore 1575 m.

Se si prende come punto più basso la fine del crestone che scende dalla punta Parrot, a 2786 metri, il suo sviluppo in altezza misura 1.773 metri, quello in larghezza supera i 4 chilometri e mezzo e comprende un vasto semicerchio di cime di cui le più importanti sono:

La prima via sulla parete avvenne ad opera di Adolphus Warburton Moore (lo stesso che aprì nel 1865 la via dello sperone Moore alla Brenva sul Monte Bianco), con H.B.George, C.Almer e M.Zumtaugwald l’11 luglio 1862, lungo la cresta est della Punta Parrot, itinerario detto via degli inglesi. Essi però non raggiunsero la vetta ma sbucarono nelle vicinanze del colle Sesia.

Nel 1867 viene scalata la inviolata Punta Tre Amici di 3727 metri, da Giuseppe Farinetti, Antonio Grober e Giovanni Prato. Durante la discesa Giuseppe Farinetti cade in un crepaccio, ma viene tratto in salvo dai suoi compagni. In seguito all’episodio il nome scelto per la punta fu: Punta Tre Amici.

Nel 1876 il senatore Costantino Perazzi prende parte alla prima ascensione della parete est della Punta Parrot. Il senatore è coinvolto in una caduta quasi mortale e viene salvato da Giovanni Guglielmina, che per questo gesto riceverà la medaglia d’oro al valor civile da Quintino Sella, l’allora ministro delle finanze del Regno d’Italia.

Nel 1896 e nel 1898 tre grandi imprese dei fratelli Gugliermina che su questo versante aprono alcune tra le loro vie più celebri; la prima, con Mattias Zubriggen e Lanti al colle Vincent per il versante est (D). Quindi, nel 1898 la salita nel cuore della parete valsesiana al colle che i fratelli vollero dedicare alla loro celebre guida (il colle Zubriggen m.4272, difficoltà D; salita molto pericolosa per il pericolo continuo di caduta sassi). Infine, il 16-17 agosto 1898, Giuseppe Battista Gugliermina, fratello minore di Giuseppe Francesco, sale assieme a Natale Schiavi e a Nicola Motta, il Colle Sesia, bivaccando prima in cima alle Rocce Sesia e rimontando poi le rocce dello sperone che fiancheggia il maestoso canale (D).

Il 18 luglio 1906 Giuseppe Gugliermina, Ettore Canzio e Giuseppe Lampugnani aprono una nuova via sul crestone sud-est della Punta Parrot, itinerario che viene chiamato la via degli italiani. Sempre nel 1906, il 31 agosto, Guglielmo Guglielminetti, Alessandro Orio, Fabio De Zinis e Giuseppe Chiara aprono la prima via sulla parete sud-est della Punta Gnifetti.

Il 24 agosto 1926 Giuseppe Chiara con Luisa e Maria Antonietta Resegotti salgono per la prima volta la parete est della Punta Giordani. L’itinerario è complesso e attraversa più volte il canalone centrale della parete, sottoposto spesso alle scariche di pietre.

Il 14 luglio 1940 il tenente Renato Willien e i soldati Damiano Arnod e Pierino Brunodet aprono una seconda via sulla parete est della Punta Giordani, detta via degli Alpini. L’itinerario è più diretto rispetto alla via Chiara-Resegotti ma è molto pericoloso per la continua caduta di pietre. Della via si conosce una sola ripetizione nel 1982, 42 anni dopo l’apertura, ad opera di Nadir Crestani and Alfio Rinaldo.

Sempre nel 1940 vengono aperte altre due nuove vie sulla parete sud della Punta Parrot, facente anch’essa parte della parete valsesiana del Monte Rosa. La prima viene salita il 14 agosto da Giulio della Giulia, Francesco Barchietto, Carlo Giossani e Giovanni Antonioli. La seconda, denominata via degli Alpini è aperta il 5 settembre dal tenente Arnaldo Adami e dai caporali Ferdinando Gaspard e Abele Passion.

Parete valsesiana del Monte Rosa. (20 luglio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 3 settembre 2021, 08:06 da it.wikipedia.org

Immagine | Scenari Digitali

Rifugio Capanna Gnifetti

Rifugio Capanna Gnifetti - Vista Sud
Rifugio Capanna Gnifetti – Vista Sud
Rifugio Capanna Gnifetti - Vista Nord
Rifugio Capanna Gnifetti – Vista Nord

La capanna Giovanni Gnifetti è un rifugio situato nel comune di Gressoney-La-Trinité (AO), sul versante valdostano del Monte Rosa, nelle Alpi Pennine, a 3647 m s.l.m.

Il primo rifugio sorto sul costone roccioso che separa il ghiacciaio del Garstelet e il ghiacciaio del Lys era soltanto un piccolo bivacco, che fu inaugurato il 15 ottobre 1876. A quella prima costruzione, negli ultimi anni del XIX secolo, si aggiunsero nuovi locali per aumentare la capienza del rifugio; poi, nel 1907, la capanna fu completamente ricostruita, aumentando ancora di dimensioni, e, di nuovo, ulteriormente ampliata nel 1937. L’attuale struttura, che sostituì la precedente, fu costruita nel 1967, in occasione dei festeggiamenti per il centenario della fondazione della sezione Cai di Varallo.

Il rifugio fu intitolato a don Giovanni Gnifetti, parroco di Alagna Valsesia e appassionato alpinista, autore della prima salita, nel 1842, su una delle più alte cime del Monte Rosa, che ora porta il suo nome (punta Gnifetti o Signalkuppe) e dove sorge la capanna Regina Margherita.

Il rifugio dispone di 176 posti letto (12 dei quali nel locale invernale aperto tutto l’anno) ed è aperto, con servizio di pernottamento e ristorazione, da Pasqua fino a settembre. (Informarsi contattando il rifugio o la sede CAI per le date stagionali)

Fino a quando c’era la funivia Bocchetta delle Pisse – Punta Indren, gli escursionisti preferivano servirsi di questo impianto di risalita per evitare il tratto dello Stolemberg, che allungava l’escursione di circa 2 ore. Dopodiché, si attraversava il Ghiacciaio di Indren, si raggiungeva il ghiacciaio del Garstelet e si arrivava alla Capanna.

Nell’estate del 2008 la funivia è stata tolta, quindi era obbligatorio passare dal Passo dei Salati, sorpassare lo Stolemberg e ritrovarsi alla Punta Indren.

Dal 2010 la capanna è nuovamente raggiungibile, in circa due ore di cammino, dalla Punta Indren (nuova funivia Passo dei Salati-Punta Indren, inaugurata nella stagione invernale 2009-2010).

In alternativa, la Capanna può essere raggiunta in circa 3 ore, con facile sentiero e transitando dal Rifugio Città di Mantova, partendo dal Gabiet a cui si perviene con funivia da Stafal, frazione di Gressoney-La-Trinité.

Nei pressi del rifugio sorge una cappella dedicata alla Madonna della Neve, dove ogni anno, in occasione della festa la prima domenica di agosto, viene celebrata la messa. Questa cappella è l’edificio religioso costruito all’altitudine più elevata in Europa.

Capanna Giovanni Gnifetti. (28 agosto 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 21 settembre 2020, 12:42 da it.wikipedia.org

Immagine | Scenari Digitali