Porto Santo Stefano – Area imbarco tragetti

Webcam Porto Santo Stefano - Monte Argentario

Porto Santo Stefano (IPA: [ˈpɔrto ˈsanto ˈste:fano]) è il capoluogo di 8 892 abitanti del comune italiano sparso di Monte Argentario, nella provincia di Grosseto, in Toscana.

Posto nella Maremma Grossetana e parte della Costa d’Argento all’estremità meridionale della Toscana, ha una grande tradizione marinaresca. È un attivo centro commerciale, peschereccio e balneare. La cittadina, nota per la sua vocazione turistica, è centro di rilevanza internazionale per la vela e la nautica da diporto. Con Porto Ercole costituisce uno dei due abitati maggiori che formano il comune.

La località si trova sul lato nord-occidentale del promontorio dell’Argentario, a poco più di 40 km a sud di Grosseto, a circa 10 km ad ovest di Orbetello e a circa 12 da Porto Ercole. La costa settentrionale di Porto Santo Stefano si articola tra Punta Lividonia a nord-ovest e la foce del Canale di Santa Liberata.

Procedendo da ovest verso est, la costa si presenta alta e rocciosa tra Punta Lividonia e Punta della Madonnetta, che delimita a ovest il centro abitato. Il tratto costiero su cui si affaccia la cittadina, presenta una passeggiata lungomare che si affianca alla strada urbana. Proseguendo lungo quella direzione si incontra prima il porto vecchio, ormeggio di tipo turistico, e dopo un altro tratto di passeggiata lungomare il Porto del Valle, punto di partenza dei traghetti per l’Isola del Giglio e per Giannutri, a cui sono annessi l’area riservata ai pescherecci e i cantieri navali.

Oltrepassata l’area del porto principale, la costa diviene nuovamente alta e rocciosa, lungo la quale si incontrano le penisolette di Punta Nera e del Calvello, ove si trovava originariamente una torre costiera.

Il clima è di tipo mediterraneo, quindi abbastanza mite durante tutto il corso dell’anno. Le precipitazioni sono piuttosto scarse (mediamente poco più di 400 mm annui) e raramente di lunga durata; si concentrano soprattutto nei mesi autunnali. L’eliofania, vale a dire il soleggiamento, raggiunge uno dei valori massimi assoluti annuali dell’intero territorio nazionale italiano.

In base alle medie climatiche del trentennio 1971-2000, le più recenti in uso, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, è di 5,9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di 22,7 °C; mediamente si contano 14 giorni di gelo all’anno e 11 giorni annui con temperatura massima uguale o superiore a 30 °C. Nel trentennio esaminato, i valori estremi di temperatura sono i +37,8 °C dell’agosto 1998 e i -9,0 °C del gennaio 1979. Si tenga peraltro presente la quota di oltre 600 metri sul livello del mare cui i dati si riferiscono. È appena il caso di precisare che al livello del mare le temperature sono normalmente superiori di alcuni gradi.

Le precipitazioni medie annue si attestano a 455 mm, mediamente distribuite in 51 giorni, con minimo prolungato tra il tardo inverno, la primavera e l’estate e moderato picco in autunno.

L’umidità relativa media annua fa registrare il valore di 72,8%, con un minimo di 64% a luglio e un massimo di 79% a novembre; mediamente si contano 150 giorni annui con episodi nebbiosi.

Di seguito è riportata la tabella con le medie climatiche e i valori massimi e minimi assoluti registrati nel trantennio 1971-2000 e pubblicati nell’Atlante Climatico d’Italia del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare relativo al medesimo trentennio.

Porto Santo Stefano, situato nella parte settentrionale del Monte Argentario, è il maggior centro di questo promontorio. Per la sua posizione geografica favorevole fu frequentato dagli antichi popoli che navigavano nel Mediterraneo. I romani hanno lasciato notevoli tracce della loro presenza, tra le quali i resti dei bagni di Domiziano e nelle loro carte indicavano la località con nomi vari, come Portus Traianus e Portus ad Cetarias. Sotto la dominazione dei senesi che va dagli inizi del XV alla metà del XVI secolo il luogo diviene un approdo di scarsa importanza soggetto alle frequenti incursioni dei pirati. In questo periodo vengono costruite la torre dell’Argentiera nel 1442, ed alcune torri costiere. Lo sviluppo del centro ebbe inizio intorno al 1550 sotto il governatorato spagnolo di Núñez Orejón de Ávila, e continuò dopo la creazione dello stato dei Presidi e la costruzione della fortezza spagnola.

Nel 1646 Porto Santo Stefano fu conquistato dai francesi per poi tornare sotto la dominazione spagnola nello stesso anno, nel 1707 passò sotto il governo degli austriaci, insieme a tutto lo stato dei Presidi, nel 1737 finì sotto il controllo dei Borboni ed in questo periodo si registrò il primo sviluppo demografico importante con l’afflusso di molte famiglie provenienti dalla Campania, dall’Isola d’Elba, e dalla riviera ligure. Nel 1801 si unì al regno di Etruria e nel 1815 con il trattato di Vienna passò sotto il Granducato di Toscana. Nel 1842 il granduca Leopoldo II di Lorena istituì la comunità di Monte Argentario, dove Porto Santo Stefano rappresentava il capoluogo e Porto Ercole la frazione. Nel 1860 insieme a tutta la Toscana entrò a far parte del Regno d’Italia, fatto storico fu la sosta di Garibaldi e i Mille il 9 maggio 1860 durante il viaggio di trasferimento da Quarto a Marsala.

Durante l’ultimo conflitto mondiale, Porto Santo Stefano costituiva per i tedeschi una base logistica molto importante, per questo fu teatro di violenti bombardamenti, il centro abitato fu duramente colpito dagli alleati subendo la perdita di molti civili. L’episodio venne enfatizzato da Radio Londra, come il successo dei prossimi vincitori del conflitto sulla zona che allora costituiva la vera piazzaforte della Wehrmacht in Italia. I bombardamenti fecero di Monte Argentario il secondo comune italiano più devastato, dopo Cassino.

Il primo nucleo urbano di Porto Santo Stefano, si sviluppò alla base della Fortezza Spagnola, edificata nel 1600, dove iniziarono a sorgere i primi insediamenti abitativi. La vera espansione urbanistica iniziò però intorno al 1800 con la costruzione delle prime strutture portuali pubbliche. Durante la seconda guerra mondiale il paese fu distrutto al 90% dai bombardamenti alleati, facendone una delle località più danneggiate d’Italia. La ricostruzione del dopoguerra riguardò la totalità del tessuto urbano, dei porti e delle vie di comunicazione, interessando anche la chiesa, costruita ex novo sulle ceneri della vecchia struttura settecentesca, andata distrutta, della quale rimangono solo le campane e parte del campanile. Dagli anni sessanta, si assiste per circa un ventennio ad una forte espansione dell’edilizia turistico-residenziale, costituita da ville, residence ed alberghi, non sempre in regola con le vigenti norme. Ruolo rilevante contro gli abusi di quel periodo fu dell’allora sindaco Susanna Agnelli, che si rese protagonista nella gestione amministrativa del territorio, con opere importanti, come il lungomare dei navigatori progettato da Giorgetto Giugiaro. Negli anni ’80 la speculazione venne quasi totalmente bloccata e ciò ha contribuito ad innalzare notevolmente il valore degli immobili preesistenti, limitando l’afflusso turistico ad una clientela più esclusiva. Gli anni ’90 hanno visto la ripresa dell’edilizia popolare, specialmente verso nord-est, espandendo la località nella piana del Pozzarello, dove è sorto un nuovo nucleo abitativo.

Porto Santo Stefano. (10 agosto 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 30 agosto 2021, 10:12 da it.wikipedia.org

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Costa Concordia Parbuckling

Isola del Giglio - Lavori Rimozione Costa Concordia Parbuckling

Il naufragio della Costa Concordia avvenne il 13 gennaio 2012, quando l’omonima nave da crociera impattò contro il gruppo di scogli noti come le Scole, nei pressi dell’Isola del Giglio, in Italia, alle ore 21:45:07. La nave era di proprietà della compagnia di navigazione Costa Crociere, del gruppo Carnival Corporation & plc, ed era comandata da Francesco Schettino. Fu uno dei più gravi naufragi della storia italiana.

Salpata dal porto di Civitavecchia in direzione di Savona per l’ultima tappa della crociera «Profumo d’agrumi», nelle acque dell’Isola del Giglio urtò uno scoglio riportando l’apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato di sinistra della carena; l’impatto ha provocato la brusca interruzione della navigazione, un forte sbandamento e il conseguente incaglio sullo scalino roccioso del basso fondale prospiciente Punta Gabbianara, a nord di Giglio Porto, seguito dalla parziale sommersione della nave.

Il naufragio ha causato 32 morti tra i passeggeri e l’equipaggio e, nel successivo processo, il comandante Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione; è stato anche il naufragio che ha interessato la nave passeggeri di maggior tonnellaggio nella storia.

Costa Concordia è stata la nave dalle più grandi dimensioni di cui si sia mai tentato e realizzato il recupero, sebbene già nel passato in Italia si fossero sollevate dal fondo le corazzate Leonardo da Vinci e Conte di Cavour.

Dopo il naufragio, il relitto di Costa Concordia si era mosso di alcuni centimetri a causa del moto ondoso e delle correnti, col rischio di scivolamento lungo il fondale fino alla pianura sottomarina sottostante la scogliera, a 88 m di profondità, sommergersi quindi completamente e complicando le operazioni di rimozione.

Del recupero fu incaricata Titan Salvage, una società statunitense specializzata nel settore, che, assieme all’italiana Micoperi, ha gestito la rimessa in assetto e galleggiamento del relitto per poi rimuoverlo. La prima operazione, portata a termine dalla società olandese Smit Salvage, è stata quella di rimozione del combustibile dai serbatoi: la nave conteneva oltre 2 000 tonnellate di IFO 380 cSt (centistokes), un olio combustibile molto denso, e 180 tonnellate di MTO.

Le operazioni di rimozione hanno avuto inizio il 29 maggio 2012. Durante la durata dei lavori sono state osservate le regole stabilite per la salvaguardia dell’ecosistema dell’Isola del Giglio, essendo stato messo in serio pericolo dalle sostanze nocive fuoriuscite dalla nave dopo il naufragio. Il successivo 15 luglio i tecnici della Titan-Micoperi hanno completato le operazioni di rimozione dello scoglio rimasto conficcato nello scafo.

Nell’aprile 2013 sono stati montati i primi due cassoni sul lato di sinistra, nell’ambito del piano di recupero che ha poi previsto, dopo la stabilizzazione del relitto, il montaggio di 30 cassoni (15 per lato), per garantire la galleggiabilità.

Il 16 settembre 2013 alle ore 9:06, con circa tre ore di ritardo dovute alle avverse condizioni meteomarine, cominciarono i lavori per la rotazione, o meglio, in gergo tecnico “lentìare” la nave (in inglese parbuckling) sotto la direzione del sudafricano Nick Sloane, operazione mai tentata prima per una nave di così elevato tonnellaggio. L’intera fase di rotazione del relitto è stata ripresa in diretta da molteplici testate giornalistiche, riscuotendo interesse internazionale. Il 17 settembre alle 4 del mattino l’allineamento si è concluso dopo circa 19 ore e Franco Gabrielli, capo del Dipartimento della protezione civile, ha annunciato la fine delle operazioni per il raddrizzamento della nave dopo una rotazione di 65 gradi. Costa Concordia presentava il lato rimasto sotto il livello del mare danneggiato e corroso dalla salsedine. A seguito del raddrizzamento sono stati recuperati i resti di uno degli ultimi due dispersi, e presumibilmente individuati quelli dell’altro. In ottobre, le lance di salvataggio custodite a Monte Argentario sono state rimosse per lo smantellamento in Turchia. Il 1º febbraio 2014, durante i lavori per l’installazione dei cassoni sul lato dritto, si è verificato un incidente subacqueo in cui è morto il sommozzatore spagnolo Israel Franco Moreno, a causa del dissanguamento per una ferita ad una gamba rimasta incastrata tra le lamiere.

Il 30 giugno 2014 il Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana annunciò la demolizione del relitto della nave nel porto di Genova. L’inizio della procedura di rimozione della Costa Concordia dall’isola del Giglio è avvenuto il 14 luglio 2014, terminate le operazioni di rigalleggiamento (refloating) del relitto, la Costa Concordia, trainata da due rimorchiatori oceanici, il Blizzard e il Resolve Earl, ha lasciato definitivamente l’isola del Giglio mercoledì 23 luglio 2014. Il viaggio dal Giglio a Genova è stato lungo 200 miglia nautiche, 370 chilometri, ed è durato poco meno di quattro giorni a una velocità media di 2,5 miglia all’ora. Costa Concordia arrivò a Genova all’alba di domenica 27 luglio nell’area portuale di Pra’ per la prima parte dello smantellamento, per essere trasferita, il 12 maggio 2015, nell’area dell’ex Superbacino del porto di Genova, per la definitiva demolizione.

Dall’arrivo a Genova, la proprietà non è più di Costa Crociere, ma del Consorzio Ship Recycling, associazione di imprese che vede Saipem (al 51%) e San Giorgio del Porto (al 49%) per lo smantellamento e la demolizione del relitto con una commessa di 100 milioni di euro, 22 mesi di lavoro, 1 000 uomini impiegati e di 53 aziende coinvolte. Delle 50 000 tonnellate di acciaio, l’80% è stato riciclato. La Saipem ha firmato un accordo con Feralpi Siderurgica SpA (presieduta da Giuseppe Pasini) per la vendita dei rottami.

Naufragio della Costa Concordia. (28 marzo 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 9 aprile 2020, 16:13 da it.wikipedia.org

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Isola del Giglio – Porto

Isola del Giglio - Porto

Isola del Giglio è un comune italiano a carattere sparso di 1 423 abitanti della provincia di Grosseto in Toscana.

Prende il nome dall’omonima isola dell’Arcipelago Toscano e comprende anche l’Isola di Giannutri, situata alcuni chilometri a sudest

Il territorio comunale, che interessa l’Isola del Giglio propriamente detta, è quasi completamente collinare e la cima più alta, il Poggio della Pagana, raggiunge i 496 metri s.l.m. nella parte interna centrale dell’isola. La composizione geologica è prevalentemente granodioritica. Il perimetro costiero è di 27 km ed è in larga parte roccioso, tranne che in alcuni punti, dove si aprono la spiaggia del Campese e altre spiagge minori situate sul versante orientale dell’isola (Arenella, Cannelle e Caldane).

L’Isola del Giglio è caratterizzata dal tipico clima mediterraneo, con una lunga stagione estiva moderatamente calda ma molto siccitosa, e da una breve stagione invernale caratterizzata da clima più umido e con alcune precipitazioni. Dal punto di vista termometrico, sono molto rari gli eccessi, sia nelle massime estive che nelle minime invernali, grazie all’azione mitigante del mare. Tuttavia, nelle aree collinari dell’entroterra insulare, l’altitudine può localmente attenuare anche sensibilmente alcune caratteristiche del clima mediterraneo.

I 2084 gradi giorno registrati ad oltre 400 metri s.l.m. nella frazione di Giglio Castello, ubicata su un poggio nella parte più interna dell’isola, includerebbero l’intero territorio comunale in zona D, fascia climatica che accomuna gran parte dei comuni di aree pre-appenniniche continentali, che però sono caratterizzati da inverni estremamente più rigidi rispetto a quelli gigliesi.

In base ai dati medi disponibili per il trentennio 1951-1980 per l’unica stazione meteorologica situata sull’isola e di seguito riportati nella tabella, la temperatura media annua si aggira sui 15,1 °C ai 160 m slm del promontorio di Giglio Franco sulla costa occidentale, mentre le precipitazioni medie annue sono molto contenute, facendo segnare nella medesima località appena 402 mm.

Isola del Giglio. (31 marzo 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 9 aprile 2020, 16:00 da it.wikipedia.org

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