Capo Coda Cavallo – San Teodoro

Capo Coda Cavallo - San Teodoro

Capo Coda Cavallo è un promontorio granitico situato nella Sardegna settentrionale, nella regione storica della Gallura. Si estende sul mar Tirreno a sud del golfo di Olbia, nel comune di San Teodoro, in provincia di Sassari.

Il rilievo più alto del promontorio è costituito dal monte Coda Cavallo (102 m s.l.m) che si trova nella sua parte finale. Altri punti estremi, partendo da sud sono: punta di Tamarigio, capo Coda Cavallo, punta Lu Furru, punta Lastra Ruja.

L’intera penisola è racchiusa nell’area naturale marina protetta Tavolara – Punta Coda Cavallo ed è caratterizzata da un susseguirsi di insenature con spiagge sabbiose e scogliere coperte da una rigogliosa macchia mediterranea con specie arboree come il corbezzolo, il ginepro, il lentischio. Le pareti calcaree dell’isola di Tavolara, insieme all’isola di Molara e l’isolotto di Proratora, chiudono a nord la baia di Coda Cavallo formando uno scenario naturale di particolare bellezza.

L’intera zona è molto sviluppata turisticamente con spiagge rinomate come Brandinchi, Salina Bamba, Baia Salinedda, cala Coda Cavallo, cala Suaraccia.

Si raggiunge tramite la strada statale 125 Orientale Sarda, svoltando a sinistra in direzione San Teodoro, due chilometri dopo la cantoniera di Monte Petrosu.

Capo Coda Cavallo. (16 novembre 2016). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 30 giugno 2017, 15:03 da it.wikipedia.org

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San Teodoro – Spiaggia de la Cinta

San Teodoro - Spiaggia de la Cinta

San Teodoro (Santu Diadòru in gallurese, Santu Tiadòru in sardo)[senza fonte] è un comune sparso di 4.844 abitanti della provincia di Sassari, nella regione storica della Gallura e sorge nell’immediato entroterra alle pendici orientali del massiccio di monte Nieddu.

Con il riscatto e la successiva eliminazione dei feudi sardi attuati dalla Casa Savoia nella prima metà dell’Ottocento, cui fece seguito la formazione dei moderni comuni, il territorio di San Teodoro d’Oviddè continuò a rimanere accorpato al comune di Posada, che mantenne per lungo tempo svariati territori dell’ex feudo. Già in quegli anni, però, la zona di San Teodoro, così come parte dell’attuale Budoni, era, come su accennato, popolata da coloni di origine tempiese. Questi, avvertendo la necessità di una maggiore autonomia, nonché consapevoli di una serie di differenze culturali (per esempio, linguistiche) che li distinguevano dalla popolazione delle Baronie, richiedevano in modo sempre più deciso il distacco dal comune di Posada. I legami tra la Gallura e la vicina Corsica, caratterizzati, per esempio, da una grande somiglianza di linguaggio, erano avvertiti anche dagli abitanti della vicina Baronia, che fino a pochi decenni fa chiamavano i teodorini e i budonesi di cultura gallurese con il termine sos corsesos (i corsi).

Nel 1927, in epoca fascista, il comune di Posada e con esso San Teodoro, venivano inclusi nell’ambito della nuova provincia di Nuoro, rendendo così ancora più forte il distacco amministrativo di San Teodoro dal resto della Gallura, che invece faceva parte della provincia di Sassari.

Indicativa della diversità culturale che separava Posada e i limitrofi centri delle Baronie dai territori settentrionali del feudo (comprendenti, come già detto, gli attuali comuni di San Teodoro e parte del territorio di Budoni) e, in seguito, del comune, è, tra l’altro, l’appartenenza di tali territori alla diocesi attualmente nota come Tempio-Ampurias, che comprende i territori storici dell’Anglona e della Gallura. Tale appartenenza è comprovata perlomeno dal XVII secolo, ed è prova certa dei legami culturali della comunità teodorina con la realtà gallurese.

La discrepanza, durata a lungo, tra confini amministrativi e confini culturali, ha contribuito a far sì che ancora adesso il comune di San Teodoro venga da alcuni ritenuto parte dell’Alta Baronia e, da altri, invece, della Bassa Gallura. Le due distinzioni, in realtà non si escludono necessariamente a vicenda, in quanto la prima è da ritenersi, nel caso teodorino, una definizione di carattere politico-amministrativo, dovuta, come si è visto alla ripartizione feudale dei territori sardi, mentre la seconda ha un valore principalmente culturale, demografico, linguistico.

Nel 1959, infine, i territori settentrionali di Posada si sono distaccati dal plurisecolare centro amministrativo attraverso la costituzione dei due comuni autonomi di San Teodoro e Budoni.

Dal 2005 San Teodoro è entrato a far parte della provincia di Olbia-Tempio ma, in seguito alla successiva soppressione della stessa avvenuta nel 2016, è infine confluita nella provincia di Sassari.

L’economia di San Teodoro è basata per la maggior parte sull’industria turistica balneare. La crescita del paese ha fortemente orientato la popolazione verso l’edilizia e altre attività di servizio connesse alla presenza dei turisti e delle loro case, come giardinaggio, manutenzione, guardiania, ristorazione.

Le tradizionali attività legate ad Agricoltura, allevamento e industria di trasformazione alimentare impiegano ancora una forza lavoro non trascurabile, sebbene spesso nei termini dell’attività familiare informale.

San Teodoro (Sardegna). (13 giugno 2017). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 30 giugno 2017, 14:26 da it.wikipedia.org

Immagine | San Teodoro Turismo