Fabro e Val di Chiana

Fabro - Vista Nord-Ovest
Fabro – Vista Nord-Ovest
Fabro - Vista Est
Fabro – Vista Est

Fabro è un comune italiano di 2 677 abitanti della provincia di Terni in Umbria.

Il comune di Fabro è ubicato su un colle di 364 m.s.l.m che si affaccia sulla parte più meridionale della Val di Chiana, nota anche come Val di Chiana romana, nell’Umbria occidentale. Il suo territorio si trova in prossimità del confine con la Toscana e con il Lazio e tra le province di Terni, Perugia, Siena e Viterbo. Fa parte della Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana.

Il comune possiede anche un’exclave, quella di Poggiovalle, compresa tra il comune di Città della Pieve e la Toscana.

Il suo territorio è composto di un grande accumulo di sabbie e argille plio-pleistoceniche di origine marina.

Il territorio del comune di Fabro, come tutta la Val di Chiana, dal Pliocene Inferiore alla prima parte del Pleistocene Inferiore (dai 2 ai 1.8 milioni di anni fa), costituì il fondale dell’antico Mar Tirreno. Testimonianza della presenza del mare nel territorio sono i numerosi fossili che si possono trovare passeggiando tra le crete, come gasteropodi, (natica e turritella), lamellibranchi (pecten, ostrea e venus), e scafopodi (dentalium).

La presenza di argille e crete di origine marina dilavate dall’erosione degli agenti atmosferici ha provocato nella zona sud-orientale di Fabro un fenomeno geomorfologico notevole, i calanchi. Questi sono ampie fenditure nel terreno intervallate da sottili crinali e zone pianeggianti. A causa dell’erosione questi valloni argillosi possono apparire poveri di vegetazione poiché in continua evoluzione. Il paesaggio dei calanchi, infatti, non è mai uguale a se stesso. Nonostante ciò, questo ambiente è costellato di piccoli prati, arbusti e boschetti dove vive una ricca fauna selvatica.

L’ambiente naturale calanchivo è quello caratteristico dei terreno argillosi, con la presenza di erbe, arbusti e piccoli boschi. Vi si trovano la gramigna, l’erba mazzolina, la tussilagine comune, il cardo, il forasacco, il dente di leone e molte altre. Dove il terreno permette la crescita di piccoli boschetti si possono trovare roverelle, lecci e olmi campestri. Anche la vegetazione di tipo arbustivo è molto ricca e comprende tra gli altri la ginestra odorosa, il corniolo sanguinello, il ginepro, la rosa canina, il caprifoglio detto in queste zone Manina della Madonna, e i prugnoli selvatici ecc. ecc. La natura argillosa del terreno permette anche la formazione di piccoli ristagni d’acqua o piccoli laghetti stagionali, dove l’ambiente diventa di tipo palustre, con canne, tife e cannucce, raganelle, bisce, tritoni e vari insetti acquatici.

Nella stagione primaverile fioriscono numerose erbe tra cui la veronica, le orchidee selvatiche, l’astro, il fiordaliso, i ranuncoli, le margherite e i fiori del rovo. Questi ultimi a fine agosto si caricano di more, che ancora oggi vengono raccolte per le marmellate fatte in casa.

Anche la fauna è molto ricca. Tra i mammiferi vi sono cinghiali, caprioli, tassi, ricci, istrici, volpi, lepri e il lupo. Le vegetazione spontanea costituisce punto di sosta per numerose specie di uccelli migratori e habitat di uccelli tipici di queste zone, come il falco pellegrino e il gheppio, o i rapaci notturni come il barbagianni e la civetta. Sono tipici anche i colombacci, le cornacchie grigie, le ghiandaie, le gazze ladre, le taccole, i merli e i picchi rossi minori. Fino a circa 50 anni fa, inoltre, le zone dei calanchi erano il regno incontrastato della starna e del succiacapra, oggi ormai estinti nelle nostre zone.

Nei dintorni del comune di Fabro scorre l’autostrada A1, l’unico tratto autostradale presente in territorio umbro, che serve il territorio comunale con l’omonimo casello.

È presente anche una stazione nei pressi di Fabro Scalo, quella di Fabro-Ficulle.

Fabro. (5 gennaio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 15 febbraio 2021, 11:34 da it.wikipedia.org

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Vaticano – Basilica di San Pietro – Colonnato del Bernini

Vaticano - Basilica di San Pietro - Colonnato del Bernini

La celeberrima piazza, notevole esempio di architettura ed urbanistica barocca, è dedicata all’omonimo santo ed è quotidiano punto d’incontro per migliaia di fedeli cattolici provenienti da tutto il mondo.

Lo spazio della piazza è formato da due parti: la prima a forma di trapezio rovescio il cui lato maggiore corrisponde alla facciata con specifiche motivazioni prospettiche (annullare la grande distanza tra la piazza e la basilica) e la seconda, più grande, di forma ovale con l’obelisco Egiziano al centro.

I due grandi spazi sono unificati da un imponente colonnato architravato. Nella situazione attuale, davanti alla piazza vera e propria troviamo un altro spazio che funge da vestibolo (Piazza Rusticucci, oggi piazza Pio XII) e su cui sbocca in asse, la novecentesca Via della Conciliazione.

La forma complessa rendeva difficile l’allineamento delle colonne e la conformazione dell’ordine. Anche le basi devono essere deformate sull’arco di cerchio, così come i capitelli se fossero stati utilizzati lo ionico o il corinzio. Quello dorico è pertanto l’ordine più adatto alla geometria della piazza, utilizzato semplificando la trabeazione, senza metope né triglifi così come proposto nell’opera teorica del Vignola.

L’ordine dorico era comunque considerato un ordine eroico adatto alla figura di san Pietro (vedi il martyrium del Tempietto di San Pietro in Montorio a Roma, del Bramante). In realtà il grande ordine continuo della piazza è dorico nei sostegni verticali – colonne, pilastri e lesene – e più o meno ionico (privo di triglifi) nella trabeazione: così del resto era usato spesso per marcare volumi curvilinei, com’è – per esempio – la trabeazione del primo piano del Colosseo. Relativamente basso ed estremamente austero, il dorico forniva un contrasto semplice e poco attraente (“contrapposto” era la parola di Bernini), che avrebbe ingrandito l’altezza della facciata e aumentato la magnificenza dell’ordine corinzio della facciata.

La giacitura curva implica però l’espediente di aumentare gradualmente il diametro delle colonne dalla prima alla quarta fila per compensare l’aumento dell’intercolumnio. Ciò comporta che le proporzioni delle slanciate colonne e degli intercolumni sul lato interno della piazza sono vicine a quelle del corinzio, mentre all’esterno – più massicce – sono compatibili col dorico; lo scarto proporzionale sarebbe risultato evidente soprattutto nei triglifi, che vengono soppressi anche per questo motivo.

Piazza San Pietro. (16 novembre 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 16 dicembre 2019, 10:56 da it.wikipedia.org

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