Ponte San Giorgio Genova (ex Ponte Morandi)

Ponte San Giorgio Genova - Vista dall'alto
Ponte San Giorgio Genova – Vista dall’alto
Ponte San Giorgio Genova - Vista dal basso
Ponte San Giorgio Genova – Vista dal basso
Ponte San Giorgio Genova - Vista laterale
Ponte San Giorgio Genova – Vista laterale

Il Viadotto Genova San Giorgio (Viadotto Polcevera, secondo la cartellonistica presente in loco) è un viadotto autostradale che scavalca il torrente Polcevera e i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, nella città di Genova.

Il ponte, che sostituisce il primo viadotto Polcevera (inaugurato nel 1967, crollato parzialmente il 14 agosto 2018 e demolito completamente nel 2019) è stato progettato da Renzo Piano, costruito dal consorzio PerGenova (composto dalle società Webuild e Fincantieri Infrastructure) e inaugurato il 3 agosto 2020.

Il viadotto, con i relativi svincoli, costituisce il tratto iniziale dell’autostrada italiana A10, gestita dalla concessionaria Autostrade per l’Italia, a sua volta ricompresa nella strada europea E80.

Il progetto del ponte è stato realizzato dall’architetto genovese Renzo Piano tramite il suo studio Renzo Piano Building Workshop ed è stato presentato ufficialmente il 7 settembre 2018 insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, al sindaco di Genova Marco Bucci e agli amministratori delegati di Società Autostrade e Fincantieri Giovanni Castellucci e Giuseppe Bono. Il progetto prevede quattro corsie e due corsie di emergenza.

Costruito in struttura mista acciaio-calcestruzzo, è lungo 1067 metri, largo circa 31 ed alto 45, ed è costituito da 19 campate sorrette da 18 pile in cemento armato di sezione ellittica a sagoma costante. Il viadotto è illuminato da 18 lampioni posti al centro della carreggiata, detti “pennoni”, e sono presenti altri lampioni nelle curve e nei raccordi d’innesto tra il ponte e la galleria Coronata e tra il ponte e l’A7. Secondo il volere del progettista, i punti luce presenti sul viadotto avrebbero dovuto essere 43, tanti quante furono le persone decedute quando crollò il vecchio viadotto Polcevera, ma per motivi di progettazione e sicurezza essi sono stati ridotti a 18.

Il viadotto viene costantemente monitorato da quattro robot progettati dall’Istituto Italiano di Tecnologia dotati di ruote, con cui si muovono lungo un sistema di rotaie esterno al viadotto, e di braccia snodabili. Essi hanno il ruolo di occuparsi dell’ispezione della superficie inferiore del ponte e della pulizia delle barriere antivento e dei pannelli solari.

Il 18 dicembre 2018 le società Salini Impregilo (poi Webuild) e Fincantieri Infrastructure, riunite nel consorzio PerGenova s.c.p.a., si sono aggiudicate l’appalto per la costruzione del ponte a un costo di 202 milioni di euro, con l’impegno di completare l’opera entro un anno. Lo sviluppo della progettazione esecutiva è stato affidato all’Italferr mentre la direzione e supervisione dei lavori di demolizione del ponte Morandi e costruzione del nuovo ponte è stata affidata alla società di certificazioni RINA per un importo di 14 milioni.

Il 25 giugno 2019 è stata ufficialmente posata la prima pietra, con la gettata del basamento della pila 9 alla presenza di varie autorità.

Dal mese di luglio 2019 sono stati montati i nuovi conci con lunghezza di 50 e 100 metri, che sono stati realizzati nel cantiere navale di Castellammare di Stabia, trasportati al cantiere navale di Sestri Ponente con una chiatta ed infine portati al cantiere del ponte tramite trasporti eccezionali. Gli impalcati sono stati sollevati e posizionati grazie all’ausilio di tre grosse gru, provenienti dai Paesi Bassi, capaci di sollevare carichi fino a 1200 tonnellate a un’altezza di 130 metri.

Il 1º ottobre 2019 è stato posato il primo impalcato tra le pile 5 e 6.

I lavori del ponte sono continuati anche durante la pandemia di COVID-19, a seguito della quale dal 9 marzo al 18 maggio 2020 l’intero territorio nazionale italiano è stato posto in lockdown; il 28 aprile 2020 è stata issata ed agganciata la diciannovesima e ultima campata, completando così la struttura del ponte.

Il 6 giugno 2020 è iniziata la gettata della soletta in calcestruzzo, operazione conclusa in una decina di giorni.

Il 21 luglio 2020 il sindaco di Genova Marco Bucci ha ufficializzato il nome del ponte e la sua inaugurazione per il giorno 3 agosto successivo. Tuttavia, la cartellonistica autostradale riprende la denominazione “Polcevera” già attribuita al vecchio viadotto.

Il 3 agosto 2020 l’opera è stata ufficialmente inaugurata con una cerimonia svoltasi sul piano stradale. alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, del progettista Renzo Piano, della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, del presidente della Camera Roberto Fico, del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, del sindaco di Genova (nonché Commissario Straordinario per la ricostruzione del viadotto) Marco Bucci, dell’arcivescovo di Genova Marco Tasca e dell’arcivescovo emerito di Genova Angelo Bagnasco. Nel corso della cerimonia sono stati letti i nomi delle 43 vittime del crollo del precedente viadotto Polcevera.

Il 4 agosto 2020, alle ore 22.00 circa, il viadotto è stato aperto al traffico.

Viadotto Genova San Giorgio. (25 agosto 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 28 agosto 2020, 08:46 da it.wikipedia.org

Immagini | Foto-Webcam.eu e Primo Canale

Porto di Genova – Terminal Traghetti

Porto di Genova - terminal traghetti
Porto di Genova – terminal traghetti

Il porto di Genova (in sigla GOA) è il più grande ed importante porto italiano sia in ragione della sua estensione, con 700 hm² di spazi a terra e 500 hm² di specchi acquei, e 22 km di banchine, sia in ragione al numero di linee di navigazione, sia per movimentazione container con destinazione finale (e più in generale per volume di merce varia), sia per profilo occupazionale (più di diecimila lavoratori diretti, circa trentamila considerando l’indotto).

Inoltre è stato anche primo per volumi movimentati fino al 2013, anno in cui il porto di Trieste lo ha superato (principalmente in ragione di un sostanzioso incremento delle movimentazioni di rinfuse liquide presso l’oleodotto SIOT).

In aggiunta, il Porto di Genova, oltre a tutti i suoi primati che ne fanno il primo del Paese, e al secondo posto nel comparto di movimentazione merci, è anche il quarto porto crocieristico italiano, ed il sesto per flusso passeggeri.

Il Porto di Genova vanta anche pescaggi a filo banchina tra gli otto metri delle calate passeggeri ai quindici metri dei grandi terminal contenitori del PSA Genova – Pra’ e del SECH.

La sua storica valenza internazionale, unita alla sua marcata polifunzionalità (il porto di Genova movimenta qualunque tipologia di merce, costruisce, ripara, trasforma e demolisce navi), alla concentrazione di professionalità del settore e al suo peso economico, ne fanno la capitale indiscussa del trasporto navale italiano. Nel 2016 ha segnato il record storico di traffici con 2.297.917 TEU.

Sbocco naturale al mare delle regioni del Nord-Ovest italiano, e situato in posizione strategica verso hinterland economico e commerciale europeo, il porto di Genova ha una storia e una tradizione antichissime.

Si sviluppa, partendo da levante verso ponente, dal bacino delle Grazie (l’area dove sorgono i cantieri e le officine delle riparazioni navali), poco distante dal quartiere fieristico della Foce e dal porticciolo turistico Duca degli Abruzzi, fino ai moderni terminal per la movimentazione delle merci varie poco discosti dalla Lanterna.

Lo scalo – che ha il suo naturale completamento nel porto petroli di Multedo, vicino a Pegli, e nel terminal container di Pra’ – comprende al suo interno, lungo i circa sei chilometri di strada sopraelevata che definiscono anche visivamente il cosiddetto waterfront, l’area del rinnovato porto antico. Nel tratto di costa fra Cornigliano e Sestri Ponente alcuni moli sono riservati ai cantieri di costruzioni di nuove imbarcazioni della Fincantieri.

In sostanza il porto di Genova restituisce alla città un valore simbolico aggiunto che va oltre il significato strettamente funzionale: il porto è infatti la città stessa e ne costituisce buona parte della sua storia.

Ma una tale storia è composta anche di dure vertenze sindacali, registratesi specialmente in anni più recenti, come quella che contrappose a fine anni ottanta i responsabili dei lavoratori portuali – i camalli eredi dei vecchi caravana addetti al carico/scarico dei piroscafi a tre alberi ormeggiati alle vecchie banchine e ai sili granari – e l’autorità portuale messa di fronte alla necessità di un radicale rinnovamento indispensabile per fronteggiare la concorrenza che si faceva sempre maggiormente pressante dei porti del nord Europa.

Dopo il crollo del Ponte Morandi si è intensificato il dibattito per la realizzazione mediante contributi dell’Unione Europea di un interporto in provincia di Alessandria, di un varco doganale per le merci internazionali sulla sponda destra del torrente Polcevera e per l’apertura h24 dei terminal, fatto che permetterebbe di spostare 4 000 mezzi pesanti fuori dal traffico cittadino nelle ore di punta, e di recuperare il gap di competitività stimato nel breve termine.

Situato geograficamente nella parte più settentrionale del mar Ligure, lo scalo genovese occupa circa cinquecento ettari di superficie a terra e altrettanti sullo specchio acqueo.

Le opere marittime su cui si basa si estendono per quarantasette chilometri di lunghezza cui trenta chilometri per i soli pontili operativi; la profondità dei fondali varia dai nove ai quindici metri con punte di cinquanta.

I tredici terminal in cui si articola l’attività di movimentazione di merci e passeggeri hanno una copertura di collegamenti garantiti dalle principali compagnie di navigazione da e per ogni località del mondo, con volumi di traffico di assoluto prestigio.

Due sono i fari principali: oltre a quello conosciuto universalmente come la Torre della Lanterna di Genova, che sorge sulla collina di San Benigno, nella zona di Sampierdarena, vi è quello, minore e dedicato alle superpetroliere, ubicato a Punta Vagno, nella zona residenziale di corso Italia.

La movimentazione delle merci nel porto di Genova è quanto mai variegata e ugualmente articolato è il traffico dei passeggeri che usufruiscono della Stazione marittima del terminal crociere e del moderno terminal traghetti con linee per le maggiori località del mar Mediterraneo. In passato questa zona del porto serviva anche come base per l’imbarco sui transatlantici della Società Italia e di altre compagnie di navigazione di linea.

Dopo aver conosciuto un lungo periodo di crisi – susseguente al ristagno economico degli anni settanta e anni ottanta, ma dovuto anche a un inasprimento della conflittualità per le condizioni di lavoro e remunerazione delle maestranze portuali – i famosi camalli – lo scalo ha ripreso nuovo vigore negli anni novanta riportando la propria quota di mercato su valori di eccellenza.

Nel periodo precedente la seconda guerra mondiale (ovvero nei primi quattro decenni del Novecento) il volume di merci movimentate a Genova era cresciuto da circa cinque a otto milioni di tonnellate di merci movimentate.

È negli stessi anni che lo scalo portuale ligure ha incominciato una crescita soprattutto in direzione del ponente, ovvero oltre il bacino della Lanterna, con la realizzazione del nuovo porto di Sampierdarena e l’edificazione – di fatto strappando territorio al mare, del moderno terminal container di Pra’, operativo dagli anni novanta.

Fortemente danneggiato dai bombardamenti del 1942 e del 1943 durante la seconda guerra mondiale, il porto riuscì nell’immediato dopoguerra a riconquistare una quota di otto milioni di tonnellate di merci manipolate, eguagliando il dato storico ante-guerra.

Negli anni sessanta, per fronteggiare la secolare congestione del porto acuita dal vertiginoso aumento dei traffici, su iniziativa di Giacomino Costa con un faticoso e contrastato coordinamento delle parti in causa, fu realizzato il “porto secco” di Genova a Rivalta Scrivia nei pressi di Tortona, il primo interporto del genere in Italia e oggi collegato tramite ferrovia.

A metà degli anni settanta il traffico merci annuo era aumentato di oltre sette volte, superando i sessantadue milioni di tonnellate.

Durante gli anni ottanta si è avuta una nuova contrazione che ha riportato il tasso di attività a valori modesti (circa quaranta milioni di tonnellate di merci movimentate), ma con la ripresa di fine anni novanta il volume delle merci trattate è tornato a superare 50 milioni di tonnellate l’anno.

Uguale tendenza ha seguito il movimento di passeggeri – traghetti e crociere – che, nel 2003 ha superato la quota annua record di 3,35 milioni di passeggeri transitati dallo scalo genovese.

Porto di Genova. (10 giugno 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 25 giugno 2020, 18:46 da it.wikipedia.org

Immagine | Webcam Comune di Genova