Lago Santo Modenese

Lago Santo Modenese
Lago Santo Modenese
Lago Santo Modenese
Lago Santo Modenese – Vista sulla Fontana

Il Lago Santo modenese è un lago montano che si trova in provincia di Modena.

Il lago si trova a quota 1.501 m s.l.m. ed è il maggior lago naturale dell’Appennino modenese ed il secondo, superato di poco dall’omonimo parmense, dell’intero Appennino settentrionale: ha un perimetro di 1250 m, una lunghezza di circa 550 m e la sua superficie misura 58.000 m2 mentre la sua massima profondità è di circa 20 metri, riscontrabile nel settore sottostante la parete del Monte Giovo; il suo invaso è di circa 450.000 m3.

Il Lago Santo è alimentato da tre immissari: uno scende dalla Boccaia, un altro dalla costiera della Serra e il terzo dal terrazzo della Borra dei Porci; c’è invece un unico emissario posto all’estremità sud nei pressi del Rifugio Vittoria. Il lago ha un’origine mista, glaciale e di frana: circa 150 m sopra la superficie si trova una terrazza pensile, chiamato Borra dei Porci, che rompe l’uniformità della grandiosa parete orientale del Monte Giovo: questa terrazza ha una larghezza di 150 m e una lunghezza di 600 m, è ampia ed erbosa ed è percorsa da un piccolo rio che precipita nelle acque del lago.

Si raggiunge da Pievepelago seguendo le indicazioni per il paese di Tagliole e per il Lago Santo. Da alcuni anni è stata aperta un’altra strada per chi proviene dall’Abetone; in località Dogana Nuova si può girare a sinistra (seguendo le indicazioni per il Lago Santo): con questa strada, superato sulla destra il massiccio del Monte Modino, si attraversa la Valle delle Tagliole ed i piccolissimi borghi di Rotari, Ronchi e Ca’ di Gallo. A pochi minuti di cammino dalle rive del lago si trova un grande parcheggio: questa zona si chiama “Pian de remi” perché da qui transitava l’antica Via dei remi cioè quella strada dove transitavano i tronchi d’albero tagliati all’Abetone e a Cutigliano che dovevano arrivare al mare per essere destinati a divenire remi per le grandi navi.

Il lago faceva parte del territorio della comunità di Barga, cittadina della Val di Serchio. Quando Barga, poco prima della metà del XIV secolo, passò dalla Repubblica di Lucca a quella di Firenze, anche il lago entrò nei possedimenti dello stato fiorentino, per poi passare al Granducato di Toscana. La comunità di Barga rimase infatti per circa cinque secoli una exclave toscana tutta circondata dai territori lucchesi e modenesi. Solo alla fine del 1847, con l’abdicazione di Carlo Lodovico di Borbone al trono del Ducato di Lucca avvenne l’annessione di quest’ultimo stato alla Toscana; in conseguenza di tale annessione entrò in vigore il trattato di Firenze, che prevedeva una serie di aggiustamenti di confine nelle valli del Serchio e del Magra. Tra queste modifiche di confine vi fu anche il passaggio delle valli transappenniniche di Barga sotto la sovranità del Ducato di Modena, in tal modo il Lago Santo ed estesi territori che lo circondano finirono nel ducato estense e da questo, con l’unità italiana, alla Provincia di Modena. Nonostante questo il Comune di Barga chiese ed ottenne che i territori già nelle valli transappenniniche venissero riconosciuti ai cittadini di Barga quali usi civici, situazione che tuttora perdura.

Lago Santo modenese. (12 aprile 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 10 dicembre 2021, 08:58 da it.wikipedia.org

Immagini | Rifugio Vittoria

Mottarone – Vista sulle piste

Mottarone - Campetti Milanese
Mottarone – Campetti Milanese
Mottarone - Pista
Mottarone – Pista

Il Mottarone (1492 m s.l.m.) è una montagna granitica, situata in Piemonte, nel gruppo del Mergozzolo, nelle Alpi Pennine, suddiviso fra il Verbano-Cusio-Ossola e la provincia di Novara.

Fino agli anni ottanta dell’ottocento, quello che oggi è conosciuto con il nome di Mottarone – e che rappresenta la vetta più alta del gruppo del Mergozzolo – era indicato nelle guide e in diverse carte geografiche indistintamente con il nome di: «Monterone», «Motterone», «Mutterone» ed era parte della catena chiamata «Margozzolo» o «Mergozzolo».

Nel 1884, con lo scritto “Il Margozzolo e il Mottarone”, fu l’avvocato piemontese Orazio Spanna – con il benestare del Conte Guido Borromeo – a sciogliere ufficialmente i dubbi circa il nome della cima più elevata del gruppo del Mergozzolo. Invero, dopo un’attenta analisi etimologica, secondo Orazio Spanna la parola Mottarone doveva essere intesa come una sincope linguistica di “Monte Rotondo”. Gli abitanti dei paesi posti sui pendii occidentali del Mottarone, infatti, erano soliti chiamare la vetta con il nome di “Meut rond” o “Mota rond”. “Meut” e “Mota”, nell’allora dialetto del Vergante, volevano dire “monte”; mentre “Rond”, parola usata dagli antichi tedeschi, a “rotondo”, vista la forma tondeggiante della vetta, interamente ricoperta di erba. Tuttavia, di un “Monte Rotondo”, presente proprio in quei territori tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta, si parlava già in alcune carte del 1770.

Una volta sciolti i dubbi sul corretto nome del Mottarone il suo nome è andato a sovrapporsi, da un punto di vista sostanziale, a quello del Mergozzolo e, pertanto, anche oggi il nome del massiccio “Mergozzolo” è poco diffuso poiché viene chiamato più comunemente “Mottarone” o “Massiccio del Mottarone”. Tuttavia, è opportuno precisare che a livello teorico il Mottarone e il Mergozzolo non possono essere considerati la stessa cosa: “come non sono la stessa il comignolo e la casa”, come ha evidenziato nel 1884 Orazio Spanna.

Il Mottarone è un massiccio collinare-montuoso situato nel Cusio, in Piemonte che con i suoi 1492 m s.l.m., divide il Lago Maggiore dal Lago d’Orta; inoltre rappresenta la parte orientale della Val Corcera. A livello amministrativo appartiene alle province del Verbano-Cusio-Ossola e di Novara, anche se la cima vera e propria, per poche centinaia di metri, si trova nel comune di Stresa, afferente alla provincia del Verbano-Cusio-Ossola (sino al 1992 alla provincia di Novara). Per la sua posizione tra i laghi d’Orta e Maggiore e per essere una storica area di incontro (molto frequentata, specie tra l’Ottocento e i primi del Novecento, da turisti milanesi) è noto come “La montagna dei due laghi” o, ancora, “La Montagna dei milanesi”. Dalle sue pendici nascono i torrenti Agogna, Pescone, Selvaspessa ed Erno.

Il Mottarone gode di un certo interesse geologico, attestato da numerose cave di graniti bianchi e rosa (la cava La Rossa e la cava Agrano) e numerose miniere di piombo, argento, nichel, ormai abbandonate. Il substrato roccioso è eterogeneo ed è composto da due tipologie separate lungo l’ipotetica linea che va da Baveno (sul Lago Maggiore) a Pettenasco (sul Lago d’Orta): a sud-est sono presenti gli Scisti dei Laghi formati da paragneiss e micascisti; invece, nella parte nord-ovest affiora con diverse tipologie di colore (rosso, rosa e bianco) il plutone granitico.

In passato, tra le principali attrazioni del Mottarone, presso la località Alpino, esisteva un enorme masso conosciuto con il nome di “Sasso Papale” o “Pietra Papale”. Il masso è stato fonte di alcune leggende, come quella circa l’ipotetica sosta in loco del primo Papa San Pietro: da qui l’appellativo “Papale”. I viandanti che, provenendo da Gignese, erano diretti verso la cima della montagna erano soliti a farsi fotografare di fronte agli oltre millecinquecento metri cubi di granito. Il “Sasso Papale” rappresentava un magnifico esempio di masso erratico e, proprio per questo, ha suscitato l’interesse di diversi geologi e studiosi, tra i quali: Carlo Fabrizio Parona, dell’Università di Torino, Federico Sacco e Philip Lutley Sclater. Il masso venne tagliato definitivamente a pezzi nel 1961 per essere usato come materiale da costruzione.

La vetta è raggiungibile tramite due strade, costruite verso la metà del secolo scorso: la provinciale 41 – che percorre il versante sud salendo da Armeno – e “La Borromea”, una strada a pedaggio (10,00 euro) che sale dalla località Alpino lungo il versante est.

La cima è inoltre raggiungibile tramite la Funivia Stresa-Alpino-Mottarone, inaugurata nel 1970 e riaperta nell’agosto del 2016, che parte da Piazzale Lido, a Carciano, frazione di Stresa e in circa venti minuti raggiunge un pianoro nei pressi della cima del Mottarone. Recentemente è stata costruita una seggiovia che collega la stazione di arrivo della funivia con la vetta vera e propria. Il 23 maggio 2021 l’impianto della funivia è stato teatro di un grave incidente, che ha visto una cabina dell’impianto precipitare al suolo a seguito di un cedimento strutturale della fune traente, provocando 14 morti e un ferito grave.

Un tempo arrivare in cima al Mottarone non era così semplice: il monte era accessibile da Stresa soltanto a piedi; i turisti che volevano salire sul Mottarone si affidavano a contadini che mettevano a disposizione il loro carro e i loro buoi per portare sulla vetta bauli e valigie. Per questo il 7 settembre 1911 venne inaugurata la ferrovia a cremagliera e trazione elettrica (la prima in italia) che collegava Stresa alla vetta. In poco più di un’ora, con tappe intermedie all’Alpino e alla stazioncina detta la Borromeo, il trenino arrivava alla stazione del Mottarone. Nel 1963 venne sostituita dall’attuale funivia.

Per gli amanti delle passeggiate è presente una fitta rete di sentieri ben segnalati immersi nella natura, che permettono di salire alla cima da qualsiasi centro abitato.

Le origini del turismo
La secolare tradizione turistica del Mottarone comincia verso la prima metà dell’Ottocento quando, ancora, si presentava come un luogo perlopiù agreste. Fu in piena Belle Époque che la località assunse prestigio – in particolar modo nella classe aristocratica – e venne riconosciuta nelle guide turistiche e nelle agenzie internazionali tra le migliori mete di soggiorno. Questo fu reso possibile, oltre che per l’impegno e la dedizione dell’avvocato Orazio Spanna, anche per merito dell’eleganza e della funzionalità del Grand Hotel Mottarone inaugurato dalla famiglia Guglielmina nel 1884.

Tra i principali ospiti delle strutture ricettive del Mottarone si annoverano: i membri della famiglia reale Emanuele Filiberto, Vittorio Emanuele, Luigi Amedeo, Tommaso Alberto Vittorio, Isabella di Baviera, Margherita di Savoia e Maria Elisabetta; i pittori naturalisti lombardi e milanesi Filippo Carcano, Mosè Bianchi, Achille Formis, Pompeo Mariani, Ernesto Bazzaro, Leonardo Bazzaro, Uberto Dell’Orto, Eluterio Pagliano ed Eugenio Gignous; i musicisti Ildebrando Pizzetti, Arturo Toscanini, Guido Cantelli, Giovanni Anfossi e Arturo Benedetti Michelangeli.

Il turismo di oggi e le attività sportive
Con l’avvento del boom economico e del forte sviluppo tecnologico, anche il turismo del Mottarone non sarà più appannaggio della sola classe aristocratica ma diventerà un vero e proprio fenomeno di massa. Proprio per questo, nel giro di pochi anni, il Mottarone sarà una meta affollata di un turismo prevalentemente giornaliero. Al giorno d’oggi la montagna permette di praticate numerose attività sportive, anche agonistiche di livello nazionale, nonché molte attività ricreative: sci, ciclismo, rally, parapendio, podismo, aeromodellismo, caccia, funghi, arrampicata su roccia, birdwatching, golf.

Le origini del turismo
La secolare tradizione turistica del Mottarone comincia verso la prima metà dell’Ottocento quando, ancora, si presentava come un luogo perlopiù agreste. Fu in piena Belle Époque che la località assunse prestigio – in particolar modo nella classe aristocratica – e venne riconosciuta nelle guide turistiche e nelle agenzie internazionali tra le migliori mete di soggiorno. Questo fu reso possibile, oltre che per l’impegno e la dedizione dell’avvocato Orazio Spanna, anche per merito dell’eleganza e della funzionalità del Grand Hotel Mottarone inaugurato dalla famiglia Guglielmina nel 1884.

Tra i principali ospiti delle strutture ricettive del Mottarone si annoverano: i membri della famiglia reale Emanuele Filiberto, Vittorio Emanuele, Luigi Amedeo, Tommaso Alberto Vittorio, Isabella di Baviera, Margherita di Savoia e Maria Elisabetta; i pittori naturalisti lombardi e milanesi Filippo Carcano, Mosè Bianchi, Achille Formis, Pompeo Mariani, Ernesto Bazzaro, Leonardo Bazzaro, Uberto Dell’Orto, Eluterio Pagliano ed Eugenio Gignous; i musicisti Ildebrando Pizzetti, Arturo Toscanini, Guido Cantelli, Giovanni Anfossi e Arturo Benedetti Michelangeli.

Il turismo di oggi e le attività sportive
Con l’avvento del boom economico e del forte sviluppo tecnologico, anche il turismo del Mottarone non sarà più appannaggio della sola classe aristocratica ma diventerà un vero e proprio fenomeno di massa. Proprio per questo, nel giro di pochi anni, il Mottarone sarà una meta affollata di un turismo prevalentemente giornaliero. Al giorno d’oggi la montagna permette di praticate numerose attività sportive, anche agonistiche di livello nazionale, nonché molte attività ricreative: sci, ciclismo, rally, parapendio, podismo, aeromodellismo, caccia, funghi, arrampicata su roccia, birdwatching, golf.

Mottarone. (13 settembre 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 7 dicembre 2021, 11:47 da it.wikipedia.org

Immagini | Parco del Mottarone

Bocca di Magra

Bocca di Magra
Bocca di Magra

Bocca di Magra è un centro abitato d’Italia, frazione del comune di Ameglia.

Al censimento del 21 ottobre 2001 contava 364 abitanti.

Geografia fisica
Il centro abitato è sito a 2 m sul livello del mare, alla foce del fiume Magra.

Monumenti e luoghi d’interesse
Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea apostolo.
Monastero di Santa Croce del Corvo, fondato nel 1176 dal vescovo Pipino. Ospita alcune attività del Centro Lunigianese di Studi Danteschi, tra cui la “Via Dantis” (marchio registrato).

Siti archeologici
Villa marittima romana, edificata tra il I e il IV secolo a.C.. I ritrovamenti archeologici dell’antica villa di epoca romana sono custoditi presso il museo civico archeologico “Ubaldo Formentini” della Spezia.

Infrastrutture e trasporti
Una strada importante, ai fini del traffico commerciale, che attraversa il territorio comunale nella zona pianeggiante, è la strada statale 432 della Bocca di Magra, che serve da arteria costiera e che collega la strada statale 1 Via Aurelia nei pressi di Romito Magra (frazione di Arcola) a Marina di Carrara.

Nei pressi della frazione, alla foce del fiume Magra, è presente un porticciolo attrezzato per l’ormeggio di imbarcazioni da diporto medio piccole.

Sempre da Bocca di Magra e da Fiumaretta ci sono scali di linee per il collegamento marittimo stagionale estivo, con “Gli Spiaggioni”, una spiaggia nel territorio comunale, accessibile anche via terra tramite un impervio sentiero che parte da punta Corvo a Montemarcello.

E’ stata più volte frequentata dal decano del giornalismo Indro Montanelli.

Bocca di Magra. (22 gennaio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 26 novembre 2021, 14:40 da it.wikipedia.org

Immagine | Paesaggi Digitali