Sesto Val Pusteria

Sesto Val Pusteria
Sesto Val Pusteria

Sesto, talvolta in italiano Sesto Pusteria) è un comune italiano di 1 860 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige.

È situato al di là dello spartiacque alpino, poiché è attraversato dal Rio Sesto che, dopo aver attraversato la Val di Sesto, confluisce nella vicina San Candido nella Drava, affluente del Danubio. È il comune più orientale della regione Trentino-Alto Adige, al confine con il Veneto. Nel paese è ubicata la stazione meteorologica di Sesto.

Tra le attrattive turistiche, la val Fiscalina, con una pista di fondo innevata fino a primavera e punto di partenza per salire sulle meravigliose Tre Cime di Lavaredo. Attorno al paese si intaglia il gruppo della Dolomiti di Sesto, di cui una parte rientra nel parco naturale Dolomiti di Sesto.

Da Sesto si possono raggiungere gli impianti sciistici del Monte Elmo e della Croda Rossa di Sesto. Entrambi offrono, durante il periodo invernale, oltre alle piste di sci, anche diverse piste per slittino. Alla Croda Rossa è presente da pochi anni una famiglia di renne, importate dalla Finlandia.

Una delle più famose escursioni che si possono effettuare nei pressi di Sesto è sicuramente il famoso e ardito Sentiero degli Alpini.

Lungo la vallata di Sesto esistono principalmente due valli minori che danno accesso alle Dolomiti:

Val Fiscalina (Fischleintal): una delle più note valli dolomitiche, che partendo dal Moso, ai piedi della Croda Rossa, porta al rifugio Comici
Val Campo di Dentro (Innerfeldtal): altra valle che permette di arrivare al rifugio Locatelli
Sempre nel territorio comunale di Sesto si trova il biotopo Monte Covolo – Nemes (Seikofel-Nemes), a nord del passo Monte Croce. Da qui è facilmente raggiungibile la cima del Col Quaternà.

Il toponimo è attestato come “Sexta” nel 965 in un diploma imperiale, come “Sextum” nel 1208 e poi come “Sechsten, Sexten” nel 1298 e 1365 e deriva dal latino ad horam sextam (“alla sesta ora”), in riferimento alla posizione meridionale rispetto a San Candido, la cui collegiata usò questa indicazione topografica.

Il toponimo è certamente di origine latina, anche se non è sicuro cosa volesse indicare. È più probabile, anche perché il nome è essenzialmente medioevale, che si tratti dell’indicazione geografica meridionale, coniata dal convento di San Candido (la “sesta ora” benedettina infatti indica il mezzogiorno, sinonimo di sud), che non di una sesta pietra miliare della strada romana diretta da Littamum al passo monte Croce di Comelico (Kreuzbergpass). A parte il nome, sono poche le tracce del passato dei paesi di Sesto e Moso; entrambi i paesi furono infatti quasi totalmente distrutti dalle granate italiane durante la Prima Guerra Mondiale.

Durante la prima guerra mondiale il paese di Sesto si è trovato nel mezzo del conflitto. L’esercito italiano e quello austro-ungarico si fronteggiarono per il dominio delle vette principali, come la Croda Rossa di Sesto, il monte Covolo, le Tre Cime di Lavaredo e il monte Paterno. Quando la guerra scoppiò a difendere il paese di Sesto si trovava solamente una compagnia di riservisti.

Durante il conflitto molte furono le persone che si distinsero, come ad esempio la guida alpina Sepp Innerkofler, che assieme alla sua pattuglia volante complicò le cose alle truppe italiane. L’abitato fu evacuato dalla popolazione civile e risulta il solo di lingua tedesca sul confine italiano che ebbe questa sorte.

Alla fine del conflitto il paese fu quello che subì maggiori danni in Alto Adige: oltre al paese quasi completamente distrutto, vi furono 54 persone decedute, pari al 4% della popolazione complessiva.

Nel novembre 1918 le truppe italiane riuscirono ad entrare a Sesto, scendendo dal passo Monte Croce di Comelico. Tuttavia, qualora fossero stati applicati alla lettera i termini della conferenza di pace di Parigi, il paese sarebbe dovuto rimanere all’Austria, in quanto posto a oriente della Sella di Dobbiaco, confine fisico e spartiacque; così tuttavia non accadde ed entro il 1920 Sesto passò sotto la sovranità italiana.

Durante il fascismo anche Sesto, come molti comuni confinari dell’Alto Adige, fu interessato dalla costruzione di fortificazioni: al passo di Monte Croce di Comelico sono presenti molteplici bunker, facenti parte del Vallo Alpino in Alto Adige, soprattutto al Creston Popera; queste opere formano lo sbarramento passo monte Croce Comelico.

Il 27 agosto 1965 alcuni terroristi del Befreiungsausschuss Südtirol aprirono il fuoco coi mitra contro la caserma dei carabinieri di Sesto, uccidendo i carabinieri Palmerio Ariu (nato a Mogoro, provincia di Oristano) e Luigi De Gennaro.

Sesto (Italia). (16 aprile 2022). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 10 giugno 2022, 07:52 da it.wikipedia.org

Immagine | Paesaggi Digitali

Rifugio Gardeccia sul Catinaccio

Rifugio Gardeccia sul Catinaccio
Rifugio Gardeccia sul Catinaccio

Il rifugio Gardeccia è un rifugio situato nel comune di Sèn Jan di Fassa (TN), in Val di Fassa, nel Gruppo del Catinaccio, Dolomiti, a 1.949 metri di quota.

Il rifugio è di proprietà privata: dalla sua apertura è sempre appartenuto alla famiglia Desilvestro.

Il rifugio è aperto nel periodo estivo (dagli inizi di giugno agli inizi di ottobre) e anche nel periodo invernale, anche se non offre alloggio notturno. Ha una capienza di 43 posti letto, divisi in 20 camere.

Accessi
Da Pera di Fassa (1.320 m), attraverso il segnavia 546 (Facile/Medio).
Da Monzon (1.510 m), attraverso il segnavia 546 (Facile).
Dal rifugio Ciampedie (1.998 m), attraverso il segnavia 540 (Facile).
Dal rifugio Larsec (1.987 m), attraverso il segnavia 540 (Facile).
Dal rifugio Negritella (1.986 m), attraverso il segnavia 540 (Facile).
Dalla baita Checco (1.998 m), attraverso il segnavia 540 (Facile).
Dal ristorante Bellavista (1.998 m), attraverso il segnavia 540 (Facile).
Dal rifugio Vajolet (2.243 m), attraverso il segnavia 546 (Facile).
Dal rifugio Preuss (2.244 m), attraverso il segnavia 546 (Facile).
Dal passo delle Scalette (2.348 m), attraverso il segnavia 546, con breve tratto attrezzato (Medio/Difficile).
Dal passo delle Cigolade (2.579 m), attraverso il segnavia 541, successivamente al bivio con il segnavia 550 seguire quest’ultimo verso valle (Medio).
Dal passo delle Coronelle (2.630 m), attraverso il segnavia 550 (Medio).

Ascensioni
Al passo delle Scalette (2.348 m), attraverso il segnavia 546, con breve tratto attrezzato (Medio/Difficile).
Al passo delle Cigolade (2.579 m), attraverso il segnavia 550, successivamente al bivio con il segnavia 541 seguire quest’ultimo verso il Passo (Medio).
Al passo delle Coronelle (2.630 m), attraverso il segnavia 550 (Medio).

Tra il rifugio Ciampedie e il rifugio Gardeccia, si può seguire il caratteristico sentiero delle Leggende, passeggiata adatta soprattutto a famiglie con bambini e/o anziani, che spiega attraverso simpatiche “tappe a cartelli” le leggende di Re Laurino e del Gruppo del Catinaccio.
Per due volte Rifugio Gardeccia è stato arrivo di tappa del Giro d’Italia

Rifugio Gardeccia. (26 giugno 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 16 maggio 2022, 09:56 da it.wikipedia.org

Immagine| Sito Rifugio Gardeccia

Passo Pordoi


Il passo Pordoi (Pordoijoch in tedesco, Jouf de Pordoi in ladino) è un valico alpino delle Dolomiti posto a 2.239 m s.l.m. al confine fra Veneto e Trentino-Alto Adige, situato tra il Gruppo del Sella a nord e il gruppo della Marmolada a sud.

Congiunge Arabba, frazione del comune di Livinallongo del Col di Lana in Val Cordevole nella provincia veneta di Belluno, con Canazei, comune della Val di Fassa in provincia di Trento. Lungo la discesa verso Canazei ci si può collegare con il passo Sella, deviando a destra dopo 6,5 km e salendo per 5,5 km, per raggiungere la Val Gardena

L’Alta via n. 2, che parte da Bressanone e arriva fino a Feltre, attraversa il passo Pordoi.

Dal Passo si ha il più rapido accesso al gruppo del Sella (la cui maggior elevazione è il Piz Boè, 3152 m) per mezzo della funivia prodotta dalla Hölzl che, con un unico balzo, raggiunge i 2950 m s.l.m. del Sass Pordoi, lo sperone più meridionale del Gruppo del Sella.

Nel versante veneto del passo si trova un ossario che raccoglie, in una tomba comune, i resti di 454 caduti germanici e di 8.128 austro-ungarici caduti nel corso della Grande Guerra, provenienti dai vari cimiteri di guerra. Nei ripiani esterni sono invece tumulati, in tombe singole o combinate, i resti di 842 caduti tedeschi della Wehrmacht della Seconda guerra mondiale, provenienti dai cimiteri ubicati nella zona di Belluno.

La zona intorno al passo è sede di numerosi impianti e piste da sci, che fanno parte del Sellaronda e del comprensorio sciistico del Dolomiti Superski.

Il Sass Pordoi, ubicato subito a nord del passo, è famoso in ambito alpinistico per le vie di arrampicata storiche che sono state create su di esso: una fra tutte la “via Maria”, creata dalla guida Tita Piaz negli anni trenta.

Pur non avendo pendenze e difficoltà impossibili (pendenza media poco superiore al 6% da entrambi i versanti), è famoso tra i cicloamatori sia per la bellezza del territorio in cui è immerso, sia perché è stato scalato fin dagli anni ’40 dal Giro d’Italia. Inoltre è uno dei passi compresi nel Sellaronda e nella Maratona delle Dolomiti, gara di granfondo ciclistica.

Dal 2006 è anche teatro della cronoscalata amatoriale valida per l’AmaTour (la Coppa del Mondo Cicloamatori): la Arabba – Passo Pordoi.

Il Passo Pordoi è stato scalato per la prima volta nel 1940 al Giro d’Italia, ed è uno dei più famosi passi dolomitici percorsi svariate volte, che hanno visto negli anni le imprese dei campioni del passato (vi si trova infatti anche un monumento a Fausto Coppi). Inoltre dal 1965, anno di istituzione della Cima Coppi, è stato per ben 13 volte il passaggio più alto della competizione, l’ultima delle quali nel 2002. Per 4 volte è stato sede di arrivo di tappa, nelle edizioni 1990, 1991, 1996 e 2001. I passaggi GPM sul Pordoi, dal 1940 ad oggi, sono stati 40.

Passo Pordoi. (16 agosto 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 25 agosto 2021, 15:43 da it.wikipedia.org

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