Cascia – Vista sul paese

Cascia - Vista sul paese

Cascia è un comune italiano di 3.261 abitanti della provincia di Perugia in Umbria.

Fa parte della Comunità Montana Valnerina.

Nel territorio comunale di Cascia sorgeva Cursula, centro abitato romano distrutto nel I secolo a.C. a causa delle devastazioni dei popoli barbarici e dei terremoti che da sempre sconvolgono la cittadina e le zone limitrofe. In età medievale fu saccheggiata dai Bizantini e dai Longobardi.

Costituitasi in comune nel XII secolo, Cascia fu sottomessa dalla famiglia Trinci e successivamente da Federico II. Come grande parte delle città umbre, è durante il medioevo che la città conosce il periodo di massimo splendore. Dapprima sotto la dominazione delle signoria folignate, passò in seguito sotto il dominio di Federico II di Svevia, a seguire fu contesa senza successo dalle vicine città di Norcia, Leonessa e Spoleto.

Solo alle soglie del XVI secolo fu annessa allo Stato Pontificio sotto il cui dominio rimase per meno di trenta anni, da allora mantenne la propria indipendenza. Fu elevata al rango di città nel 1596 da Papa Clemente VIII. Restò legata allo Stato della Chiesa tranne che durante il breve periodo napoleonico. Nel 1809, durante l’occupazione francese, il territorio di Cascia fu smembrato per costituire il comune di Poggiodomo; in seguito, nel 1850 cedette il villaggio di Trimezzo a Cittareale, nell’allora Regno delle Due Sicilie, passando il confine di stato tra i due comuni. Nel 1860 fu annessa, con tutta l’Umbria, al Regno di Sardegna, che il 17 marzo del 1861 divenne Regno d’Italia.

Cascia. (29 settembre 2015). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 10 novembre 2015, 11:03 da it.wikipedia.org

Immagine Cascia | Consorzio BIM

Cascata delle Marmore

Cascata delle Marmore

La Cascata delle Marmore è una cascata a flusso controllato, tra le più alte d’Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti, inserita in un grande parco naturale. Si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, in Umbria, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. Il nome deriva dai sali di carbonato di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco.

La cascata è formata dal fiume Velino che, in prossimità della frazione di Marmore (376 m s.l.m., 802 abitanti secondo i dati Istat del 2011), defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa con fragore nella sottostante gola del Nera. Normalmente solo una parte dell’acqua del fiume Velino (portata media 50 m³/s) viene deviata verso la cascata (circa il 30%, equivalenti a circa 15 m³/s). Fa parte del parco fluviale del Nera.

Le acque della cascata sono utilizzate per la produzione di energia idroelettrica. La cascata non è dunque sempre aperta a pieno regime. Quando è aperta a flusso minimo la cascata scopre le rocce e la vegetazione sottostante.

Un segnale acustico avvisa dell’apertura delle paratoie di regolazione, e in pochi minuti la portata aumenta fino a donarle l’aspetto conosciuto. L’accesso al parco è possibile dal basso (belvedere inferiore) e dall’alto (belvedere superiore) con pagamento di un biglietto. Diversi sentieri percorrono il parco ed è possibile andare a piedi tra i due belvedere, sia in salita che in discesa.

Di notte la cascata è sempre illuminata da un evoluto impianto a led di ultima generazione, che garantisce un fascio di luce ed una illuminazione uniforme.

Il fiume Velino percorre gran parte dell’altopiano che circonda Rieti ma più a valle si trova naturalmente intralciato dalla presenza di massicci calcarei e dall’assenza di un adeguato letto dove scorrere; questa particolare configurazione geologica ha portato, nel corso delle ere, alla formazione, in quel tratto, di una palude stagnante nociva per la salubrità dei luoghi nota come Lacus Velinus. Nel 271 a.C., il console romano Manio Curio Dentato ordina la costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far defluire le acque stagnanti in direzione del salto naturale di Marmore: da lì, l’acqua precipitava direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere.

Tuttavia, la soluzione di questo problema ne creava un altro: in concomitanza delle piene del Velino, l’enorme quantità d’acqua trasportata dal Nera minacciava direttamente il centro abitato di Terni. Questo fu motivo di contenzioso tra le due città, tanto che nel 54 a.C. si giunse a porre la questione direttamente al Senato Romano: Rieti era rappresentata da Cicerone, Terni da Quinto Ortensio Ortalo. La causa si risolse con un nulla di fatto, e le cose rimasero così per i secoli successivi.

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente ebbe fine la manutenzione del canale, il che portò a una diminuzione del deflusso delle acque e ad un progressivo impaludamento della Piana Reatina. Dopo varie peripezie, nel 1422 un nuovo canale venne costruito per ripristinare l’originaria portata del fiume (Cavo Reatino o Cavo Gregoriano, per via dell’intervento di Gregorio XII).

Papa Paolo III, nel 1545, diede mandato ad Antonio da Sangallo il Giovane di aprire un altro canale, la Cava Paolina, che però riuscì ad assolvere il proprio compito solo per 50 anni. Si pensò allora di ampliare la Cava Curiana e di costruire un ponte regolatore, una sorta di valvola che avrebbe permesso di regolare il deflusso delle acque. Quest’opera fu inaugurata nel 1598 da Papa Clemente VIII, che aveva affidato l’incarico progettuale a Giovanni Fontana, fratello di Domenico; ovviamente, il canale prese il nome di Cava Clementina.

Nei due secoli seguenti, l’opera creò non pochi problemi alla piana sottostante, ostacolando il corretto deflusso del Nera e provocando l’allagamento delle campagne circostanti. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l’architetto Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l’aspetto attuale e risolvendo finalmente la maggior parte dei problemi.

Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice: nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano i loro meccanismi sfruttando 2 m³ d’acqua del Cavo Curiano. Negli anni successivi, la cascata cominciò a essere sfruttata intensamente per la produzione di energia idroelettrica.

Una vista panoramica della cascata si può ammirare dal borgo medievale di Torreorsina, unico paese della Valnerina che si affaccia direttamente su di essa. Fra il 1901 e il 1960 tale località era raggiungibile mediante la tranvia Terni-Ferentillo, un’infrastruttura nata per agevolare il trasporto delle merci e delle persone lungo la valle della Nera che risultò determinante ai tempi dell’industrializzazione della stessa.

Cascata delle Marmore. (2 giugno 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 7 luglio 2019, 09:29 da it.wikipedia.org

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Assisi – Basilica di San Francesco

Assisi - Basilica di San Francesco
Assisi – Basilica di San Francesco

La basilica di San Francesco si trova ad Assisi, è il luogo che dal 1230 conserva e custodisce le spoglie mortali del santo serafico. Voluta da papa Gregorio IX quale specialis ecclesia, venne insignita dallo stesso Pontefice del titolo di Caput et Mater dell’Ordine minoritico e contestualmente affidata in perpetuo agli stessi frati.

Nella complessa storia che ha segnato l’evoluzione dell’Ordine, la basilica (e l’annesso Sacro Convento) fu sempre custodita dai cosiddetti “frati della comunità”, il gruppo che andò in seguito a costituire l’Ordine dei Frati Minori Conventuali.

Presso la Chiesa sepolcrale della Basilica dove fu eretto l’altare sulla tomba del Santo, il 19 novembre 1585, il papa francescano Sisto V, con la bolla Supernae dispositionis istituiva l’Arciconfraternita dei Cordigeri.

Nel 1754 Benedetto XIV l’ha elevata alla dignità di Basilica patriarcale (dal 2006 “Basilica papale”) e Cappella papale. Nell’anno 2000, insieme ad altri siti francescani del circondario, la basilica è stata inserita nella Lista del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Il 16 luglio del 1228, a soli due anni dalla morte, Francesco venne proclamato santo da papa Gregorio IX; il giorno dopo, 17 luglio, lo stesso pontefice e il rappresentante dell’Ordine minoritico, frate Elia da Cortona, posero la prima pietra per la costruzione di quella imponente basilica, come pattuito l’anno prima. Fu ben presto chiaro che la nuova basilica sarebbe stata una specialis ecclesia, ovvero sia il santuario ospitante le spoglie del santo, sia la chiesa madre del nuovo Ordine.

La basilica è formata da due chiese sovrapposte, legate a due diverse fasi costruttive: la prima legata al romanico umbro, di derivazione lombarda, la seconda legata al gotico di matrice francese. Straordinario è, in entrambi i casi, l’apparato decorativo interno.

Di fronte all’atrio che precede l’ingresso della basilica inferiore si trova l’ex oratorio di San Bernardino, costruito per il Terz’Ordine francescano da maestranze lombarde intorno alla metà del XV secolo.

L’abside, visibile dal Chiostro grande o dalla terrazza che vi si affaccia, ha forma semicircolare in basso che diventa poligonale in alto. Fiancheggiata da due piloni cilindrici, vi si aprono finestroni gotici.

Basilica di San Francesco. (26 dicembre 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 2 gennaio 2020, 11:22 da it.wikipedia.org

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