Gravellona Toce

Gravellona Toce - Vista ENE
Gravellona Toce – Vista ENE
Gravellona
Gravellona Toce – Vista SSE

Gravellona Toce (Gravalüna in dialetto ossolano, Gravelon-a in piemontese) è un comune italiano di 7 813 abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte. Rappresenta uno strategico nodo viario tra le tre aree provinciali (Verbano, Cusio ed Ossola).

Grazie alla sua posizione strategica alla confluenza del torrente Strona nel fiume Toce, nei pressi del Lago Maggiore e situato nel punto di convergenza dei percorsi dalla pianura verso il passo del Sempione è stato sede di un abitato fin dall’età antica

Reperti di selci lavorate attestano la presenza di insediamenti preistorici nella zona di Gravellona Toce. La tribù autoctona dei Leponzi si fuse nel V-IV secolo a.C. con tribù galliche provenienti dal nord delle Alpi, dando vita a nuove espressioni archeologiche documentate sia in sepolture della necropoli di Pedemonte, sia in tracce del relativo abitato. Il territorio di Gravellona Toce entrò in seguito nell’orbita dell’Impero romano, con le cosiddette “guerre alpine” promosse da Augusto alla fine del I secolo a.C. Su Gravellona Toce convergevano le vie di comunicazione che dall’antica Milano (Mediolanum) e Novara (Novaria) si dirigevano verso il passo del Sempione e altri passi alpini, ecco perché le testimonianze d’età romana, particolarmente rilevanti, suggeriscono un ruolo strategico per l’insediamento che vi sorgeva e che nei primi secoli dell’età imperiale mostra un notevole sviluppo economico.

Nella frazione di Pedemonte è stata scoperta negli anni 1950 una necropoli, i cui scavi hanno rivelato almeno 129 tombe le cui tombe più antiche risalgono al V secolo a.C. ed arrivano fino al IV secolo d.C. Per la maggior parte sono semplici fosse delimitate da pietre o a volte cassette in laterizi, ma è presente anche una recinto funerario familiare con una tomba in cui sono stati ritrovati numerosi oggetti di valore e per questo definitia “tomba gentilizia” Più a nord della necropoli sono stati ritrovati resti di altri edifici risalenti ad un’epoca tra il I e il IV secolo d.C., dedicati ad uso misto artigianale, agricolo ed abitativo, realizzati in prevalentemente in ciottoli e di cui si può ipotizzare che i piani superiori fossero in legno con tetto in tegole e coppi. Sono state identificate tre edifici risalenti al I secolo a.C., denominati “Casa del Pescatore” (per la presenza di strumenti ed ami da pesca, ma che vista la presenza del basamento di una forgia era probabilmente era la bottega di un fabbro), la “Casa del Forno” (diverse stanze con diversi focolari e un probabile forno per il pane) e le “Stalle” (una struttura con cinque vani, probabilmente un ricovero per animali) Probabilmente questo era il quartiere artigianale ai margini dell’abitato ed abitazioni più ricche dovevano trovarsi più in alto in posizione panoramica Altri resti murari si trovano nei pressi della chiesa di San Maurizio. L’area fu abbandonata dopo una grande frana staccatasi dal monte Cerano che travolse l’abitato.

Ci sono inoltre alcuni resti di edifici fortificati risalenti al V secolo d.C. in località Motto (il castrum)

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) iniziarono una serie di invasioni barbariche provenienti dal nord.

La zona seguì nell’alto medioevo i movimenti storici legati alle guerre tra il Papato e l’Impero e alle lotte tra guelfi e ghibellini, contraddistinte da una lunga serie di episodi di distruzioni e saccheggi. Con la fine del Medioevo, la zona del novarese (1308) fu contesa tra i Visconti e Giovanni II Paleologo, marchese di Monferrato; il Marchese assoldò per riconquistare Novara (1358) la “Compagnia bianca”, composta di soldati di ventura inglesi che per alcuni anni devastarono i borghi del novarese inclusa Gravellona Toce (1361).

Solo nel 1395 il novarese fu concesso ufficialmente al ducato dei Visconti, ai quali poi succedettero gli Sforza (1450).

Le guerre scoppiate in quel periodo in Italia, l’arrivo di spagnoli e francesi provocarono miserie nel novarese e a Gravellona: la pace di Cateau-Cambrésis segnò l’inizio del dominio spagnolo, conclusosi nel 1713 con la pace di Utrecht e Rastadt (guerra di successione spagnola) che sancì la cessione del milanese agli austriaci. Con la pace di Aquisgrana (1748 – guerra di successione austriaca) i Savoia, in cambio dell’aiuto dato a Maria Teresa d’Austria, ottennero l’annessione dell’alto novarese. Nel 1797 Gravellona Toce entrò a far parte della Repubblica Cisalpina; fino al ritorno di Napoleone Bonaparte, la zona di Gravellona Toce fu teatro di una serie di scontri armati e di occupazione da parte delle truppe russe del maresciallo Suvarov.

Dal 1805 Gravellona Toce entrò a far parte del Regno d’Italia fino alla caduta di Napoleone; dopo il Congresso di Vienna il novarese rientrò fra i possedimenti dei Savoia, e infine (1861) confluì nel Regno d’Italia. Il novarese e Gravellona Toce da quel momento vissero tutti gli eventi storico-politico-sociali legati alla storia d’Italia: dalla prima guerra mondiale all’avvento del fascismo, dal II conflitto alla lotta partigiana, alla ricostruzione del dopoguerra.

Gravellona Toce, per la sua posizione geografica e per la ricchezza d’acqua, aveva le caratteristiche ideali per favorire i primi insediamenti industriali. Nel 1844 nacque la filatura Pariani e nel 1866 il cotonificio Furter.

Dopo essere divenuto comune autonomo nel 1913 (staccandosi dal comune di Casale Corte Cerro), Gravellona Toce subì un incremento notevole della popolazione grazie allo sviluppo industriale legato alla lavorazione del cotone, del marmo e del granito, nonché per le officine elettriche e meccaniche. Anche dal punto di vista commerciale il paese si sviluppò, grazie alla posizione di crocevia fra importanti assi stradali.

Le due guerre mondiali comportarono rilevanti perdite di cittadini gravellonesi e l’arrestarsi momentaneo dello sviluppo del paese. Nella seconda guerra mondiale, in particolare, Gravellona Toce è teatro di una grossa battaglia fra partigiani e nazifascisti, dal 13 al 15 settembre 1944. I nazifascisti, che presidiavano il paese con ingenti ed agguerrite forze, fecero di Gravellona Toce un centro nodale per le comunicazioni della zona.

Negli anni successivi, i gravellonesi ripresero a lavorare e a sviluppare la propria attività, nonostante la crisi del settore tessile dei primi anni cinquanta colpisse la piccola imprenditoria locale. Negli anni cinquanta e sessanta l’afflusso di famiglie provenienti dal Polesine e dalle regioni dell’Italia meridionale conferì al paese una realtà più varia dal punto di vista culturale. È in quegli anni che l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Mario Cavagnino progettò e sviluppò una rilevante zona industriale nelle zone un tempo dedicate al pascolo ed all’agricoltura. Fiorirono diverse nuove attività artigianali, industriali e commerciali ed altre già attive colsero l’opportunità di ingrandirsi.

Il 1º maggio 1954, durante gli scavi per la costruzione di una casa, furono ritrovati dei frammenti di ceramica. Iniziarono così delle ricerche, vennero effettuate numerose campagne di scavi che si protrassero fino al 1959, che portarono alla luce numerose sepolture con relativi corredi funerari, resti di edifici, tratti di strada romana. Vennero ritrovati anche frammenti di selce lavorata del periodo neolitico e i resti di una palafitta.

All’inizio degli anni novanta il completamento dell’autostrada A26 Genova Voltri-Gravellona Toce ed il collegamento della stessa con la superstrada che conduce fino a Varzo e al Passo del Sempione, rendono il paese ancora più centrale quale nodo di comunicazione fra Svizzera e Pianura padana.

La realizzazione della nuova provincia del Verbano-Cusio-Ossola ha conferito a Gravellona una singolare centralità economica, amministrativa e sociale: qui vengono infatti dislocati alcuni servizi provinciali (INPS e INAIL).

Nel 2003, su iniziativa del sindaco Rino Porini, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferisce il titolo di città al comune di Gravellona Toce; riconoscendone l’importanza economica, geografica e sociale all’interno del territorio locale e italiano.

Il comune faceva parte della Comunità montana Due Laghi, Cusio Mottarone e Val Strona, soppressa nel 2012. Ora fa parte dell’unione montana del Cusio e del Mottarone.

Gravellona Toce. (17 giugno 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 15 luglio 2020, 13:51 da it.wikipedia.org

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Pella sul Lago d’Orta

Pella sul Lago d'Orta
Pella sul Lago d’Orta

Pella (Pela in piemontese e in lombardo) è un comune italiano di 977 abitanti della provincia di Novara, situato sulle sponde occidentali del Lago d’Orta, in Piemonte.

Comune piemontese situato su di una piccola penisola che nasce sulle sponde occidentali del Lago D’Orta – di fronte all’Isola di San Giulio – e sovrastato alle sue spalle da ripide alture di granito sulle quali sorge il Santuario della Madonna del Sasso.

Il comune di Pella, con le sue varie frazioni, si sviluppa nella parte nord-occidentale della provincia di Novara, al confine con quella del Verbano-Cusio-Ossola e il territorio della Valsesia. La zona, nel suo complesso, ha delle variazioni altimetriche che partono da un minimo di 290 m. fino a un massimo di 641 m. s.l.d.m.

Nelle documentazioni medievali del 1039 il comune di Pella assumeva già la denominazione attuale. Gli studiosi accostano il nome di Pella alla base prelatina “Pella”, nel significato di ‘roccia’, variante di pala anche se non è da escludere una variante del nome etnico “Pellus”.

La zona è stata abitata sin dall’antichità. Infatti, a testimonianza di ciò, di recente è stato ritrovato un masso coppellato del IV-I secolo a.C., probabilmente un altare religioso che trova confronti con quelli di Bugnate e Monte Zuoli. Nel territorio, inoltre, è stato rinvenuto un piccolo sepolcreto con urne cinerarie e monete del III-IV secolo d.C.

Da sempre il paese ha seguito le sorti del Cusio e le vicende delle terre legate all’Isola di San Giulio. Quindi anche Pella – dal X secolo fino al 1767, anno in cui i Savoia ne ottennero il possesso – è stata parte del principato della Riviera, di dominio vescovile. Vista la sua posizione strategica, il paese ha sempre avuto una funzione difensiva, infatti, nel 1529 con Orta e gli altri paesi del Cusio respinse l’invasione di Cesare Maggi capitano di Carlo V.

Nel corso dei decenni, come altri centri del Lago d’Orta (come a San Maurizio d’Opaglio), tra le attività principali di Pella si è sviluppato un tessuto industriale per la lavorazione di rubinetteria.

Per il contesto scenografico, paesaggistico e naturalistico oggi Pella è una meta turistica ideale per coloro che amano stare a contatto diretto con la natura.

A Pella, alimentata dal torrente Pellino, si trovata la Cartiera Sonzogno che fino al 1907 produceva la carta per l’omonima casa editrice e per il suo quotidiano “Il Secolo”, l’edificio è stato ristrutturato ed ora destinato ad uso residenziale.

Nei pressi della parrocchiale si trova un antico ponte a dorso d’asino, datato 1578, sul torrente Pellino.

L’unica traccia del sistema difensivo di Pella è una torre medievale sita sul lungolago.

Fra il 1886 e il 1924 l’abitato ospitò la stazione di Alzo, posta nell’omonima frazione quale capolinea settentrionale della ferrovia Gozzano-Alzo.

Pella (Italia). (23 aprile 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 6 luglio 2020, 10:10 da it.wikipedia.org

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Riserva Bianca – Limone

Riserva Bianca - Limone - Monte Tenda
Riserva Bianca – Monte Tenda
Riserva Bianca - Limone - Gorba
Gorba
Riserva Bianca - Limone - Monte Alpetta
Monte Alpetta
Riserva Bianca - Limone - Monte Pancani
Monte Pancani
Riserva Bianca - Limone - Monte Bottero
Monte Bottero

Limone Piemonte (Limon in occitano e in piemontese, pronuncia [liˈmʊŋ]) è un comune italiano di 1.464 abitanti della provincia di Cuneo, in Piemonte. Vi transitano la Strada Statale 20 del Colle di Tenda e la ferrovia Cuneo-Ventimiglia. Proprio la presenza del treno ne fece una delle prime “stazioni sciistiche” delle Alpi, all’inizio del Novecento. I collegamenti stradali con la val Roya e la Liguria sono tuttora affidati ad un traforo stradale del colle di Tenda inaugurato nel 1882, che all’epoca era la galleria stradale più lunga del mondo. Alla fine del 2013 è iniziata la costruzione del nuovo tunnel, deliberata dal parlamento francese nel 2007 e successivamente da quello italiano; i lavori sono sinora proseguiti a rilento e sono sostanzialmente fermi dal mese di maggio 2017 a seguito dell’intervento della magistratura italiana; l’Anas ha revocato l’appalto alla ditta aggiudicataria, che è stato riassegnato in data 15 maggio 2019 al consorzio Edilmaco, classificatosi secondo nell’iniziale gara di appalto.

Collocato in prossimità del valico del Colle di Tenda sulle Alpi marittime, Limone è stato storicamente un luogo di transito sulla via tra il Piemonte e la Riviera di Ponente e provenzale.

La conca di Limone è percorsa dal torrente Vermenagna. È delimitata a nord dal massiccio Besimauda (2.231 m) – Bric Costa Rossa (2.403 m), ad est dalla Cima della Fascia (2.495 m), a sud dalla Rocca dell’Abisso (2.755 m) e dal Colle di Tenda (1.820 m), ad ovest dal Ciotto Mien (2.375 m) e dal Monte Vecchio (1.920 m).

Limone è la principale stazione sciistica della provincia di Cuneo, sia per lunghezza totale delle piste che per numero di impianti di risalita. Il primo impianto di risalita (una “slittovia”, cioè una slitta trainata da una fune) vi venne realizzato nel 1937. Seguì nel 1948 la prima seggiovia ed in seguito si ebbe il progressivo ampliamento del dominio sciabile che portò, nel 1975, alla realizzazione della “Riserva Bianca” con circa 100 km di piste (estese dalla conca del Cros a quella di Limonetto). Attualmente le piste si estendono per circa 80 km mentre gli impianti di risalita raggiungono la quota di 2.070 metri presso il Monte Alpetta, da dove (con una pista lunga 3,8 km ed un dislivello di oltre 1.000 metri) si può ridiscendere direttamente in paese.

Grazie ai fondi olimpici si sono potute realizzare la nuova telecabina “Severino Bottero”, la seggiovia quadriposto “Cabanaira” e la seggiovia biposto di Limonetto. Parallelamente, la società LIFT (nata nel 1999 dalla fusione tra le preesistenti società di gestione degli impianti) ha realizzato le seggiovie quadriposto “Carosello”, “Colle di Tenda”, “Pancani/Pian del Leone”, “Belvedere” e biposto “Pian del Sole”. Tale utilizzo dei fondi olimpici è stato dovuto a precise prese di posizione delle località sciistiche piemontesi “minori”, che protestavano per gli investimenti “a senso unico” precedentemente compiuti dalla Regione Piemonte nella zona del Sestrières, in occasione dei Campionati mondiali di sci alpino, svoltisi appena nel 1997.

A Natale del 2006 è stata inaugurata una nuova cabinovia, dedicata al limonese Severino Bottero, allenatore di sci morto il 2 gennaio 2006 in un incidente automobilistico, che seguì dapprima Deborah Compagnoni e poi, nel 2002, portò il francese Frédéric Covili alla conquista della Coppa del Mondo di slalom gigante.

Limone Piemonte. (8 novembre 2019). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 20 gennaio 2020, 15:28 da it.wikipedia.org/w/index.php?title=Limone_Piemonte&oldid=108734457

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