Riale in Val Formazza

Formazza: Riale

Riale (Kehrbäch(i) in tedesco, Chärbäch in walser) è una frazione italiana situata nell’estremo Nord della regione Piemonte.

La frazione fa parte del comune piemontese di Formazza, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola.

Riale è la frazione più settentrionale del Piemonte ed è situata a 1718 m sul livello del mare sulle Alpi Centrali (Lepontine). L’introito economico principale della frazione è il turismo, presente nel luogo soprattutto per sport (sci), escursionismo, villeggiatura. Rinomata la produzione di formaggio di alpeggi di alta montagna denominato Bettelmatt, dal nome dell’omonima alpe e cima. Di inverno è presente un percorso per lo sci di fondo che comprende gran parte della piana.

Il nome indica il luogo dove il riale di Valtoggia, anticamente considerata la sorgente del Toce, confluisce nella Val Formazza.

Diga
Si trova in stretta vicinanza con la Diga di Morasco, lunga 565 metri e alta 55, creata negli anni 30 per generare energia elettrica soddisfacendo i bisogni della valle. La costruzione della diga ha sommerso l’antico villaggio di Morasco.

Escursionismo alpino
Interessanti mete turistiche dell’alta val Formazza sono il rifugio 3A, sopra il ghiacciaio Siedel, posto a 2922 m s.l.m. con 80 posti letto e il rifugio Claudio e Bruno presso il lago del Sabbione, posto a 2710 m s.l.m. con 90 posti letto.

Riale (Formazza). (5 febbraio 2024). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 1 aprile 2024, 15:43 da it.wikipedia.org

Immagine | Distretto Turistico dei Laghi

Alpe di Mera

Alpe di Mera - Vista sul paese
Alpe di Mera – Vista sul Monte Rosa
Alpe di Mera - Panorama su Mera
Alpe di Mera – Panorama su Mera

L’Alpe di Mera è una località valsesiana turistica montana situata nel comune di Scopello, in Piemonte, sulle Alpi Pennine, ad un’altitudine compresa tra i 1500 e i 1700 m sul livello del mare.

In passato era un ricco alpeggio, utilizzato fino dal medioevo per il pascolo estivo del bestiame; nel XII e XIII secolo appartenne ai Conti di Biandrate.

Da questa località si gode di una magnifica vista del Monte Rosa. Durante la stagione invernale questo piccolo paese è raggiungibile esclusivamente con la seggiovia che parte dal comune di Scopello o in motoslitta, infatti si presenta immerso nella neve ed è circondato dalle piste da sci, che corrono letteralmente in mezzo alle case e dispiegandosi per circa 30 chilometri di lunghezza.

Mera è raggiungibile attraverso una strada, prolungata nel 2006 fino all’inizio del centro abitato (in inverno la strada termina ai 1200 metri dell’Alpe Trogo), e tramite una seggiovia che la collega a Scopello in 20 minuti circa.

Presso la stazione a valle della seggiovia vi è un grande piazzale dove è possibile lasciare l’automobile gratuitamente anche per lunghi periodi. I parcheggi all’Alpe Trogo e all’Alpe di Mera sono, invece, a pagamento.

Dopo essere stata per molti secoli, solo un vasto alpeggio, al termine della seconda guerra mondiale, l’Alpe di Mera iniziò ad affermarsi come un’importante località turistica. Il primo impulso fu dato nel 1949, quando il 9 agosto venne inaugurata la seggiovia monoposto Scopello-Mera, che rendeva finalmente accessibile l’alpeggio non solo a piedi. Nell’inverno successivo, vennero inaugurate la sciovia Camparient e la pista da sci servita dall’impianto. L’Alpe di Mera divenne così una delle prime stazioni sciistiche italiane. Alla fine degli anni cinquanta vennero inaugurati due nuovi impianti che permettevano un ampliamento del comprensorio sciistico: si trattava delle sciovie Pian Rastò e Campo. Sempre in questo periodo la seggiovia Scopello-Mera venne smantellata e sostituita da una più moderna seggiovia.

Negli anni sessanta Mera continuò ad ampliarsi, e vennero inaugurate le sciovie Colma e Bimella, mentre la sciovia Camparient, il primo impianto sciistico di Mera, venne sostituita da una sciovia doppia. Grazie alla vicinanza con le città della Pianura Padana, specie con Vercelli, Novara e Milano, gli sciatori che frequentano l’Alpe di Mera sono sempre numerosi, tanto che nel 1975 si decise per un nuovo ammodernamento della stazione sciistica: la seggiovia Scopello-Mera venne sostituita dall’attuale seggiovia biposto. Successivamente l’attività della stazione sciistica rimase fiorente, nonostante la concorrenza delle stazioni sciistiche alpine come Alagna Valsesia. Negli anni novanta, Mera subì, però, un calo di presenze di sciatori, complici anche alcuni inverni con scarse nevicate e la concorrenza delle altre stazioni sciistiche dell’Alto Piemonte.

Questo calo di presenze impedì ai gestori di realizzare nuovi impianti e di dotarsi di un impianto di innevamento programmato; fu così che l’Alpe di Mera si presentò al nuovo millennio con difficoltà economiche e una sempre minor frequentazione sciistica. A questo si aggiunsero le chiusure e lo smantellamento degli impianti sciistici più datati. La situazione della stazione andò sempre verso un più marcato peggioramento. Nel 2004 la stazione fu ad un passo dalla chiusura, ma venne salvata dall’arrivo di un cospicuo capitale derivante dalle Olimpiadi invernali di Torino 2006, che hanno permesso gli ammodernamenti necessari per salvare la località sciistica.

Nella stagione invernale 2004-2005 è stato finalmente inaugurato un moderno impianto di innevamento programmato che permise l’apertura della stazione anche nei periodi di scarso innevamento. In seguito, nell’estate 2006, vennero smantellate tutte le vecchie sciovie della stazione, ad eccezione della sciovia Campo, che verrà dismessa nel 2008. Al posto delle vecchie sciovie sono state costruite tre nuove seggiovie, due quadriposto ed una biposto, le quali sono state inaugurate nell’inverno 2006-2007.

Da fine ottobre 2008 gli impianti di risalita sono stati dati in gestione per 10 anni alla Mera Ski srl, società formata da una serie di imprenditori locali, che aveva già gestito gli impianti l’inverno precedente. Al termine della gestione Mera ski, la società pubblica Monterosa 2000, già proprietaria degli impianti di Alagna, acquisisce gli impianti di Mera ed entra ufficialmente nel comprensorio del Monterosa Ski, dopo alcuni anni di affiliazione.

Dall’Alpe di Mera partono numerosi itinerari escursionistici estivi da percorrere a piedi o in MTB. Una delle gite più classiche è la salita alla vicina Cima dell’Ometto, raggiungibile in un’ora circa di cammino e che offre un buon panorama sul Biellese e sulla conca di Mera. Alla Bocchetta della Boscarola si può invece arrivare lungo un sentiero segnalato dal C.A.I. di Varallo e percorribile in circa 45 minuti.

Non si hanno notizie precise riguardo l’antico edificio religioso presente all’Alpe di Mera ma è conosciuto un voto fatto dagli abitanti di Scopello e Pila alla Beata Vergine Maria per aver difeso la popolazione e le greggi dall’invasione dei lupi risalente all’anno 1585, rappresentato in un affresco nell’attuale chiesa: il voto viene rinnovato ogni anno alla fine dell’inverno e all’inizio della stagione estiva (in questi ultimi anni è stata scelta la data del 2 giugno) con una processione a piedi che si snoda dalla chiesa parrocchiale di Scopello fino all’Alpe per l’antica mulattiera. La chiesa così come è attualmente, è stata costruita intorno alla seconda metà del XVIII secolo, dedicata alla Madonna della Neve. La statua lignea della Vergine è simile alla Madonna di Oropa: l’immagine della Madonna Nera è molto venerata nelle vallate biellesi, confinanti con l’Alpe di Mera. Sono in corso dei restauri dell’apparato pittorico interno che hanno permesso il recupero delle decorazioni ad affresco del presbiterio di inizio XIX secolo, attribuite ai pittori valsesiani Avondo Giovanni e Giuseppe Antonio [2] che erano state coperte da ridipintura a tempera della metà del XX secolo. La festa liturgica viene celebrata il 5 agosto e, secondo antichissima tradizione, quando questa data cade in domenica, viene fatta una particolare processione con la statua per le strade dell’Alpe.

Alpe di Mera. (8 dicembre 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 9 dicembre 2022, 11:17 da it.wikipedia.org

Immagini | alpedimera.it

Monte Musinè

Monte Musinè
Monte Musinè

Il monte Musinè (mont Musinè in piemontese) è una montagna delle Alpi Graie alta 1.150 m s.l.m.

Si trova all’inizio della Val di Susa e interessa i comuni di Caselette, Almese e Val della Torre. È la montagna più vicina a Torino, dai 12 ai 25 km in linea d’aria a seconda della posizione in città, ma nonostante la vicinanza a volte a causa della foschia in pianura e nella bassa valle non risulta visibile.

Il nome Musinè viene generalmente considerato una contrazione del piemontese monte degli asini (Mont Asinè), ma è un luogo comune tanto diffuso quanto sbagliato; l’origine storica del nome è ben diversa. Numerose attestazioni in documenti medievali lo indicano come mons Vicinea (in un documento del 1020), Vesenius (intorno al 1150), Vesinerius (nel 1208), Vixinerius (nel 1302): varianti di un unico termine derivato da vicus (= villaggio); il mons Vicinea era cioè la “montagna del villaggio”, e il suo nome ricorda un’antica organizzazione (forse già di età romana) di una comunità che vi esercitava diritti di uso su terre comuni. L’espressione “monte Asinaro” compare in documenti d’archivio ai primi del Settecento; ma accanto ad essa si trova spesso la voce “Musinero”, che è lo sviluppo volgarizzato della denominazione medievale, mentre “monte Asinaro” è probabilmente il risultato di un’interpretazione pseudoerudita che cercava di spiegare l’etimologia di “Musinero” senza conoscerne (o senza saperne riconoscere) l’antecedente medievale.

Il Musinè è la montagna più orientale della lunga cresta spartiacque che separa il bacino della Dora Riparia da quello della Stura di Lanzo; la vetta principale presenta un’anticima settentrionale (il Truc dell’Eremita, 1.101 m) ed è circondata da una serie di elevazioni satelliti: a est il rilievo a quota 535 sul quale sorge il santuario di Sant’Abaco, a ovest il Truc Randolera (666 m) e a nord-est il monte Calvo (551 m). Il Musinè è separato dal vicino monte Curt (1.323 m) da una lunga costiera boscosa che ha il suo punto più basso nel colle della Bassetta (945 m). Sul versante sud è situato il Piano Domini a circa 450 di quota e lungo all’incirca 700 metri, dove si gode di un ampio panorama che spazia dalla pianura torinese alle vette dell’alta Valsusa. Per pian Domini passa la cosiddetta pista tagliafuoco, che parte dalla località Rivera di Almese e, dopo aver dato origine a una diramazione verso Madonna della Bassa, finisce presso il campo sportivo di Caselette ovvero il punto di partenza più noto per l’ascesa alla vetta del Musinè.

Situato a circa 20 km a ovest di Torino, il Musinè ricade nei territori comunali di Caselette e Almese (a loro volta appartenenti alla Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone) e in quello di Val della Torre (Comunità Montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone). La montagna è completamente inclusa, assieme ai laghetti a nord di Caselette, nel Sito di Interesse Comunitario (SIC) della rete europea Natura 2000 “Monte Musiné e Laghi di Caselette” (codice IT1110081).

Sulla vetta è stata eretta nell’anno 1901 una croce bianca in cemento armato, alta ben 15 metri (restaurata nel 1991, la quale permette di distinguere facilmente il Musinè da tutte le altre montagne del gruppo. Sulla cima del monte, che è costituita da un grande piazzale erboso disseminato di rocce affioranti, si trova anche una tavola di orientamento, in acciaio inossidabile, con l’indicazione delle principali montagne (tra cui il Cervino) visibili da quel punto a occhio nudo nelle giornate di bel tempo. A sua volta il Musinè domina la pianura torinese ed è visibile anche da molto lontano, per esempio dalle Alpi Biellesi.

Da un punto di vista geologico il Musinè è noto come uno dei migliori esempi di affioramento in superficie del mantello terrestre. Si tratta di una scaglia di mantello continentale che venne sollevata e portata alla luce da movimenti tettonici di rifting. Le rocce di cui è costituito sono principalmente di tipo ultrabasico (con presenza di peridotiti, olivina, spinello) e si presentano in uno stato molto vicino a quello originario, non essendo state trasformate del metamorfismo che ha invece interessato varie altre zone della catena alpina. Perifericamente rispetto alla cima in alcune aree le rocce originarie si sono trasformate in serpentiniti. Alle falde del Musinè sono presenti depositi morenici caratterizzati da tessitura molto variabile e che comprendono frammenti rocciosi anche di grandi dimensioni (massi erratici). Questi depositi fanno parte della morena laterale sinistra dell’Anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana.

Il Monte Musinè è stato individuato dalla L.R. n.19 del 2009 come SIC (Sito di Interesse Comunitario) con denominazione “Monte Musinè e Laghi di Caselette”. I SIC sono parte della rete Natura 2000, una rete ecologica continentale che al di là della tutela di singole specie o aree vuole difendere la vitalità delle popolazioni isolate permettendo lo scambio di individui tra i vari siti. Il codice assegnato al SIC del Monte Musinè è IT1110081; l’area protetta si estende per 1.524 ettari e comprende, oltre al Musinè, anche i rilievi morenici che lo incorniciano e i piccoli laghi intramorenici di Caselette e di San Gillio (Lago Borgarino). L’inclusione di un’area in un SIC deve, per legge, essere tenuta in debito conto nella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Valutazione Ambientale Strategica (VAS) prescritte per la realizzazione di grandi opere (quali le infrastrutture di trasporto). Per ogni SIC la Regione Piemonte deve adottare un Piano di Gestione che fornisca indicazioni per una sua gestione in grado di evitare “alterazioni che ne pregiudichino lo stato di conservazione”

L’ascensione del Musinè è un itinerario di tipo prettamente escursionistico. Il sentiero più frequentato segue tutto il crinale sud-est che parte dal campo sportivo di Caselette (378 m). Prima raggiunge il santuario di Sant’Abaco, dove lungo il sentiero vi sono delle cappellette che funzionano da stazioni della via crucis, poi si inerpica dietro al santuario percorrendo integralmente la cresta sudest, per la quale in poco più di un’ora si può raggiungere la vetta. Dalla cima nelle belle giornate si gode di un buon panorama a 360°. Essendo il versante esposto al sole, il periodo più indicato per effettuare la salita va da ottobre a maggio, in quanto durante la stagione estiva il caldo può risultare fastidioso. Altri sentieri salgono alla cima da Almese, Rivera, Milanere o dalle varie frazioni di Val della Torre.

Per chi si cimenta nell’ascensione del Musinè è d’obbligo fare attenzione alla processionaria dei pini, un lepidottero le cui larve possono arrecare danni alla salute dell’uomo e a quella di animali.

La montagna è di interesse prevalentemente escursionistico, ma attorno ad essa sono sparsi parecchi massi erratici sui quali, in particolare a partire dagli anni settanta del Novecento, sono state descritte varie vie di arrampicata. Molti di questi massi sono ancora oggi apprezzati dagli amanti del bouldering.

Più di recente sul versante meridionale della montagna sono state aperte altre vie di arrampicata, tra le quali In Hoc Signo Vinces, la via Ivano Boscolo e quella degli speroni.

Monte Musinè. (13 gennaio 2022). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 19 gennaio 2022, 13:40 da it.wikipedia.org

Immagine | WeatherCam