Forcola di Livigno – Passo Forcola

Passo Forcola - Forcola di Livigno
Passo Forcola – Forcola di Livigno

La Forcola di Livigno (2.315 m s.l.m.; la Fórcola in dialetto livignasco, pronunciato [la ‘foʁkola]; Fuorcla da Livign in romancio, Col de Livigno in francese) è un valico alpino situato nelle Alpi Retiche occidentali in prossimità del confine italo-svizzero, percorsa dalla strada che collega il comune italiano di Livigno (in zona extradoganale) e quello grigionese di Poschiavo.

Caratteristiche
Presso il passo stesso sorge la dogana italiana, in quanto il passo si trova sul confine. La dogana svizzera si trova invece più a valle, in prossimità della congiunzione con la strada cantonale che sale al passo del Bernina. Il versante italiano, che sale da Livigno, non presenta alcun tornante e i lunghissimi rettilinei vengono intervallati da brevi falsopiani. La strada non si affaccia direttamente su nessun monte di particolare rilievo. L’altro versante presenta un andamento più tortuoso ma consente, a tratti, di ammirare alcuni monti retici.

Il passo ha la particolarità di mettere in comunicazione una valle a sud delle Alpi ma che è di competenza politica elvetica (la Val Poschiavo, appartenente al bacino dell’Adda) con una valle situata a nord delle Alpi ma che è politicamente italiana (la Val di Livigno, appartenente al bacino dell’Inn). Il Passo del Predil condivide la stessa particolarità. Dal punto di vista orografico divide in due le Alpi di Livigno.

Forcola di Livigno. (2 febbraio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 8 novembre 2021, 09:10 da it.wikipedia.org

Immagine | Comune di Livigno

Passo Gavia

Passo Gavia
Passo Gavia
Passo Gavia - Monte Confinale
Passo Gavia – Monte Confinale

Il passo Gavia (2.618 m s.l.m.) è un valico alpino delle Alpi Retiche meridionali, posto ai margini sud-occidentali delle Alpi dell’Ortles (Gruppo Sobretta-Gavia), che mette in comunicazione la Val di Gavia (tributaria della Valfurva – Valtellina) e l’alta Valle Camonica, segnando il confine amministrativo fra le province di Sondrio e Brescia.

Già noto in epoca medievale, il valico faceva parte delle perigliose rotte commerciali alpine della Repubblica di Venezia e metteva in comunicazione con Germania, Tirolo, Austria attraverso la via Imperiale di Alemagna. Un tempo il tragitto era percorso in qualsiasi stagione, tra mille pericoli e rischi, come i repentini cambiamenti meteorologici, la nebbia fitta, le bufere di neve e le slavine, al punto da essere soprannominato “Passo della Testa del Morto”.

Il sentiero medievale che attraversava il passo fu oggetto di notevoli lavori di ampliamento e ristrutturazione in occasione del primo conflitto mondiale, durante il quale, vista la vicinanza della linea di fronte, la strada divenne di fondamentale importanza strategica. Il percorso restava in ogni caso sterrato, stretto e di notevole pericolosità. Dalla seconda metà del ‘900 sono state effettuate notevoli migliorie, tra cui la realizzazione di una galleria per evitare il tratto più pericoloso e la completa asfaltatura del tracciato.

A lato della strada, in prossimità delle sponde del Lago Bianco è visibile un crocifisso ligneo. Si tratta di un ex voto del 1929 e ricorda una madre e il figlio che, in viaggio in auto da Santa Caterina verso Ponte di Legno, furono investiti in questa zona da una improvvisa fittissima nebbia. Miracolosamente sopravvissuti fecero poi porre il crocifisso a ricordo.

Il mattino del 20 luglio 1954, un veicolo militare Fiat 639, con a bordo ventuno alpini di età compresa tra i 21 ed i 23 anni, cadde in una scarpata a seguito del cedimento del fondo della strada sul versante bresciano; lo schianto che seguì al volo di circa 150 metri causò diciassette morti. Dei due feriti più gravi, uno morì il giorno successivo per le ferite, portando così a diciotto il totale delle vittime.

All’epoca il tracciato, privo di parapetti e protezioni, era considerato molto rischioso e la sua percorrenza era sconsigliata agli autocarri; vigeva inoltre un divieto di transito, non rispettato, per i veicoli con più di 14 passeggeri. Nel punto dell’incidente la larghezza totale della carreggiata era di 2,30 m.

I corpi straziati degli alpini, appartenenti al 6º Reggimento, battaglione Bolzano, furono trasferiti nella chiesetta di Ponte di Legno per le esequie.

A ricordo della tragedia furono collocate due lapidi commemorative, tuttora esistenti. In loro memoria è inoltre stata eretta la croce di vetta della Becca di Nana, in Valle d’Aosta.

Dominato a nord dal Monte Gavia, è raggiungibile in automobile tramite la strada statale 300 del Passo di Gavia, un tracciato di alta quota ad elevato contenuto panoramico che da Bormio, passando per Santa Caterina di Valfurva (in Alta Valtellina), conduce a Ponte di Legno.

Durante l’anno il traffico veicolare è piuttosto scarso, per effetto del percorso tortuoso, della carreggiata particolarmente stretta, delle elevate pendenze e degli scarsi parapetti e protezioni, mentre in inverno, per via dell’elevata altitudine raggiunta, la strada è soggetta a chiusura per neve già in autunno fino a primavera inoltrata; d’estate essa è invece frequente meta di cicloamatori e motociclisti provenienti da tutta Europa.

Due chilometri prima del passo vi è il rifugio Arnaldo Berni, intitolato all’omonimo capitano morto durante la prima guerra mondiale sul ghiacciaio del Dosegù intrappolato in una galleria di ghiaccio sotto la Punta S.Matteo.

A circa 300 metri di distanza dal Passo esiste, unico in Italia, un lembo di tundra artica, relitto dell’ultima glaciazione (Glaciazione Würm), che, disteso su piccoli dossi morenici, copre una superficie di circa quattrocento metri quadrati. Su suoli poligonali esso accoglie specie tipiche come: Polytrichum sexangularis, Salix herbacea, Carex curvula, Loiseleuria procumbens o Ranunculus glacialis. Si tratta quindi di una zona ad alto valore naturalistico, nonché ad altrettanto elevata vulnerabilità.

Il Rifugio Berni sorge a quota 2541 m, sul versante valtellinese del valico. È dedicato al capitano Arnaldo Berni, caduto durante la Prima Guerra Mondiale, così come un monumento accanto alla chiesetta alpina. Prima di questo edificio esisteva un altro rifugio sul versante opposto, che era stato costruito con la funzione di ricovero militare.

La salita del Gavia è classificabile come salita alpina lunga, dall’importante dislivello, dall’elevata quota altimetrica raggiunta e con pendenze medio-alte dal versante di Ponte di Legno, completamente asfaltato solo dagli anni novanta. Più lungo, ma con pendenze meno aspre, è il versante valtellinese. Oggi, insieme ai vicini Passo dello Stelvio e Passo del Mortirolo, rappresenta una delle mete alpine più ambite dai cicloamatori.

Passo di Gavia. (31 luglio 2021). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 5 ottobre 2021, 13:19 da it.wikipedia.org

Immagine | Scenari Digitali

Rifugio Gianni Casati – Passo Cevedale

Rifugio Gianni Casati - Passo Cevedale
Rifugio Gianni Casati – Passo Cevedale

Il rifugio Gianni Casati è un rifugio alpino situato nel comune di Valfurva (SO), in Valtellina nel gruppo Ortles-Cevedale, a 3.269 m s.l.m.[1].

Si trova al passo del Cevedale, al confine tra Lombardia e Trentino-Alto Adige. La struttura è servita da una teleferica per il trasporto di materiali. È intitolato a Gianni Casati, socio del CAI, sezione di Milano e morto in guerra a Gorizia il 12 agosto 1916. È un punto di partenza per ascensioni alpinistiche al monte Cevedale (3.769 m) e Gran Zebrù (3.851 m).

Le vie d’accesso al rifugio sono tre.

Da Santa Caterina di Valfurva (1.738 m slm) è raggiungibile attraversando dapprima la valle dei Forni, poi la valle Cedèc e giungendo sino al rifugio Pizzini Frattola collocato a quota 2.700 m. Da quest’ultimo rifugio si risale sino ai piedi del ghiacciaio a quota 3269 m ove è sito il rifugio Casati.

Da Solda il rifugio è raggiungibile con la funivia al rifugio Città di Milano, e proseguendo a piedi per un tragitto di due ore su ghiacciaio.

Infine, è possibile raggiungere il rifugio dalla val Martello con una camminata di circa quattro ore.

Ascensioni
Gran Zebrù (3.859 m)
Monte Cevedale (3.779 m), 2 ore e 30 min
Cima Solda (Suldenspitze, 3.376 m), 30 min
Cima Tre Cannoni (3310 m), 30 min

Rifugio Gianni Casati. (16 luglio 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 27 luglio 2021, 14:54 da it.wikipedia.org

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